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martedì, Maggio 7, 2024

Agnone. Don Martino “allontanato” dall’ospedale, la solidarietà e le accuse di cittadini e associazioni

AgnoneAgnone. Don Martino "allontanato" dall'ospedale, la solidarietà e le accuse di cittadini e associazioni

Don-Francesco-MartinoContinua a far discutere e ad alimentare dubbi il mancato rinnovo dell’incarico di cappellano ospedaliero a don Francesco Martino. Da otto anni a questo parte non è stato solo un punto di riferimento per i malati del Caracciolo di Agnone, ma anche uno dei più tenaci difensori della sanità in Alto Molise. Ha sempre detto le cose come stavano, documenti alla mano, senza temere nessuno e attirandosi per questo anche qualche inimicizia. In questi anni è diventato un personaggio scomodo, per questo più di qualcuno ritiene che l’allontanamento dal presidio ospedaliero non sia stata solo una coincidenza. Lo pensano ad esempio i tassisti abruzzesi e molisani residenti a Roma, promotori di mostre e manifestazioni in difesa del presidio agnonese. Nel sottolineare che don Martino «è stato e sarà un punto di riferimento per tutte le attività che prendono vita nel territorio altomolisano e alto vastese», definiscono comunque sconcertante la notizia rimbalzata anche nella Capitale. Chiedono chiarezza, perché a loro avviso questo sostanziale «licenziamento» sa di «rappresaglia»; significa che «si è voluto colpire l’anticorpo invece che il virus  – dicono ancora i tassiti – pertanto è necessario fronteggiare questa situazione con la forza più totale che si possa mettere sul terreno». Solidarietà a don Martino è stata espressa anche da tanti cittadini e dall’Università delle generazioni di Agnone. Attraverso il suo responsabile, Domenico Lanciano, «fa appello alla Regione, alla Asrem e al Vescovo di Trivento perché si giunga presto a un accordo che salvaguardi la figura e il ruolo del cappellano ospedaliero che, in tanti anni di attività pastorale e civile, ha dimostrato di essere vicino assai generosamente ai sofferenti e alla gente di un territorio che rischia di essere depredato – conclude Lanciano – persino della dignità di esistere».

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