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giovedì, Aprile 25, 2024

“Fratturismo” e democrazia: il Molise come il Cile. La deriva autoritaria di Paolo Frattura

Apertura“Fratturismo” e democrazia: il Molise come il Cile. La deriva autoritaria di Paolo Frattura

Cile 1di PASQUALE DI BELLO

Con un gesto di arroganza e superbia, il presidente della Regione, Paolo di Laura Frattura, nega di fatto un’intervista chiesta dal Giornale del Molise e da Telemolise. Dodici giorni di attesa dalla richiesta, senza che sia giunta una risposta più volte sollecitata. La negazione al confronto, oltre alla reazione violenta alle critiche, sono l’espressione di un stile di governo che si sta affermando in Molise, il Fratturismo, che di fatto tende a non rispondere a nessuno e che si avvia verso una deriva autoritaria.

Per dirla alla Montanelli: ci sono errori che profumano di bucato, ce ne sono altri che invece puzzano di fogna. Questa è la storia di un errore della seconda categoria, turatevi quindi il naso. Quello di cui trattiamo, è un caso di aborto. L’aborto di un’intervista che ci eravamo indotti a realizzare, sia per questo giornale telematico sia per l’emittente Telemolise, al presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura. Al culmine di un’estate torrida non solo dal punto di vista climatico, ma altrettanto incandescente sul versante politico, lo scorso 27 agosto, attraverso un messaggio privato inviato via Whatsapp (messaggio letto a cui è seguita qualche battuta interlocutoria), abbiamo chiesto al presidente Frattura la disponibilità a realizzare un’intervista. Cosa che normalmente, e con facilità, gli capita di fare con tutti gli organi di stampa. Oltre a quelli consueti, i temi sui quali lo avremmo interrogato sarebbero stati anche altri: Biocom, Planet Call, Garanzia Giovani, Formazione professionale, consulenze e altro ancora. Tanto, nella nostra richiesta, avevamo anticipato.

Ad un primo timido accenno di interlocuzione, è poi seguito un silenzio tombale. Più volte sollecitato, anche attraverso il suo personale addetto stampa, che qui ringraziamo per la disponibilità, la risposta alla nostra richiesta non è giunta. O meglio, dopo dodici giorni di attesa, è giunta per fatti concludenti, come si usa dire. Sempre con un messaggio privato, abbiamo quindi comunicato al presidente che la nostra anticamera, oltre alla pazienza, era terminata. L’intervista non si farà, ne prendiamo atto ma non per questo la nostra vita cambierà. Quello che invece questo errore (perché tale è quello commesso dal presidente Frattura) segna, è un deciso peggioramento delle condizioni di democrazia nella nostra Regione. Siamo dinanzi ad una preoccupante deriva “cilena”, fatta di bavagli e sfoggio di muscoli. Per quanto urticanti, un presidente di Regione non si sottrae alle domande della stampa. L’informazione è un presidio a tutela della democrazia e la funzione della stampa, oltre a quella di raccontare il mondo e le cose, è anche quella di una salutare intermediazione tra i cittadini e le istituzioni, tra la comunità e la stanza dei bottoni. Le domande poste da un giornalista, sono le domande che migliaia di cittadini, potendo, porrebbero. E’ per questo che stampa e democrazia possono essere considerati in questo caso sinonimi. Non può certo intendersi per democrazia solo l’atto del voto. Ciò equivarrebbe ad una democrazia che scatta ogni cinque anni e che poi, di lustro in lustro, resta sospesa.

Il Fratturismo (pessimo neologismo, come lo fu lo Iorismo) comincia a definirsi. Dopo tre anni di governo, il Fratturismo è una sospensione di fatto della democrazia che si manifesta attraverso la sottrazione al confronto. Elemento esteriore di questa deriva antidemocratica, è la reazione “violenta” ad ogni critica. Ricordo, in tal senso, la scomposta reazione del presidente Frattura in occasione della discussione in aula del “caso Scarabeo”, occasione che il presidente trasformò in una personale resa dei verso Telemolise e Giornale del Molise, rovesciando un cantro di liquami su chi aveva avuto l’ardire di muovergli delle critiche.

Ma non è tutto. Il Fratturismo, nella sua duplice veste di negazione del confronto e di reazione violenta, lo troviamo anche altrove, essendo espressione anche di altri rappresentanti del centrosinistra. E’ il caso, ad esempio, del vice presidente della Giunta regionale e assessore al Lavoro, Michele Petraroia, che da mesi, ovvero da quando anche lui è finito sotto la lente, omette di inviare a Telemolise e Giornale i propri comunicati stampa che, come i molisani sanno, hanno una produzione alluvionale. Anche questo non ci toglie il sonno, talvolta però (molto raramente) tra le inutili concioni di Petraroia ci sono anche informazioni che i molisani attendono e che, attraverso Telemolise e il Giornale, potrebbero raggiungere decine di migliaia di persone, cittadini ed elettori, a cui vengono invece di fatto negate. Anche questa, seppur camuffata dal tanfo di sacrestia, è violenza, poiché per il timore di ricevere una critica si sottraggono informazioni importanti a soggetti infinitamente deboli, visto l’assessorato retto da Petraroia: lavoratori sull’orlo del baratro, cassintegrati, disoccupati. Questo per restare alla delega al Lavoro, cosa che si aggrava pesantemente nel caso dell’altra delega di cui Petraroia è titolare: quella alle Politiche sociali. Qui le categorie si chiamano: disabili, malati, famiglie, anziani, bambini, scolari di ogni ordine e grado.

Allora una conclusione, se ad una conclusione si può arrivare. Gli esempi che abbiamo portato riguardano non due prosperi qualsiasi, ma il presidente e il vice presidente della Regione che, evidentemente, tra i propri compiti ritengono vi sia anche quello di giustiziare la democrazia attraverso la ghigliottina che vorrebbero far cadere sul collo sella stampa che avanza critiche e interrogativi. Ne prendiamo atto e ne prenderanno atto giorno dopo giorno anche i molisani. Ci auguriamo ne prendano atto anche gli organismi di categoria dei giornalisti, Ordine e Assostampa, da cui sarebbe lecito attendersi una presa di posizione rispetto ai fatti qui denunciati. La deriva cilena di cui Frattura e Petraroia sono protagonisti dovrebbe preoccupare anche loro.

Poscritto. Molti ricorderanno un fatto che fece il giro del mondo: il lancio di uno scarpone da parte di un giornalista a George Bush jr. durante una conferenza stampa. Ecco, noi non faremo questo, perché sottende un gesto violento, ma in segno di protesta cercheremo un paio di vecchi scarponi e, dopo averli incartati, li faremo recapitare, uno ciascuno, al presidente e al vice presidente della Regione. Sarebbe bello se dall’intero Molise cominciassero ad arrivare in Regione scarponi tutti i giorni. Sarebbe una protesta che farebbe il giro del mondo e noi, da qui, ci sentiamo di lanciare l’idea e l’appello ai molisani.

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