di OLIMPIA FRANGIPANE
I sindaci (pochi) schierati apertamente in favore dell’Egam spendono, sostanzialmente, due argomenti, entrambi equiparati a una minaccia, spesso affrettandosi a precisare di riservarsi più oculati approfondimenti, mettendo così le mani avanti rispetto alla prevedibile valanga di critiche da cui – ne sono consapevoli loro stessi – saranno sommersi non appena i propri concittadini, svanita la calura estiva e l’euforia dell’ultima sagra, cominceranno a rendersi conto della portata epocale di questo pasticcio (chiamiamolo così…):
1. Se non aderiamo, il Comune viene commissariato.
2. Se il Comune viene commissariato deve pagare il Commissario.
Allora, è opportuno chiarire che:
1.1. Se il Comune non aderisce “volontariamente” (avverbio decisamente faceto, visto che si tratta di un obbligo), la Regione nomina, previa diffida ad adempiere, un Commissario ad acta che provvede a deliberare l’adesione del suddetto comune inadempiente in luogo dell’organo consiliare: dunque il temuto commissariamento riguarda solo l’atto – la delibera consiliare di adesione – e non l’ente, con la conseguenza che le amministrazioni e gli amministratori restano pacificamente in carica.
2.1. Il costo del commissariamento ammonterà, per ciascun comune, a poche decine di euro, considerato che il Commissario è un dirigente regionale già nominato (Di Muzio) che non percepirà compensi ulteriori rispetto a quello già in godimento.
Restano due sole domande:
a) Anche stavolta, come sempre più spesso accade, alcuni amministratori, con i sindaci di Campobasso e Vinchiaturo in testa, sono solertissimi a decidere “riservandosi successivi approfondimenti”: non sarebbe più logico e comprensibile approfondire ‘prima’ di decidere?
b) Ci si preoccupa di subire il costo del Commissario (qualche decina di euro), e non ci si pone il problema di:
b.1. Far pagare ai cittadini il prezzo dell’Egam come “voce di costo” scaricata in tariffa: oltre al costo di “Molise Acque”, i cittadini pagheranno infatti anche i costi gestionali, funzionali e operativi – emolumento del Direttore Generale compreso – all’interno della tariffa idrica, con prevedibile aumento “percepibile”.
b.2. Cedere gratuitamente all’ente Egam le reti idriche e fognarie comunali costituisce una ‘perdita’ economica clamorosa per i comuni, non solo in termini di ‘prezzo’ delle stesse (ragionevolmente, di decine di milioni di euro), ma anche come “valore economico”, cioè rinunciando a un asset infrastrutturale strategico di cui ci si ‘libera’ senza colpo ferire.
b.3. Rinunciare anche alle sorgenti, per i comuni che ne dispongono, è un vero e proprio ‘furto’ perpetrato ai danni dei propri concittadini, il cui valore economico è incommensurabile e, ovviamente, neanche lontanamente paragonabile al risibile costo del Commissario.
Una notazione, infine, per gli amanti della teoria dell’acqua come bene non del comune, ma del demanio, argomento principe speso dai sostenitori (a loro insaputa) della bontà dell’adesione all’Egam: anche le spiagge sono demaniali e non comunali, ma chi le mette a reddito sono, di regola, i comuni sul cui territorio insistono.
In definitiva, assistiamo a un dibattito a scoppio ritardato, che ha il solo merito di aver riacceso i riflettori sul valore dell’acqua pubblica, già oggetto di un inequivocabile pronunciamento referendario, di cui sentiremo ancora parlare a lungo, almeno fino alla decisione del Tar.
Come altro dovremmo concludere… se non con “HERA” ora!
PS: Insuperabile il Sindaco di Vinchiaturo: nei mesi scorsi ha pubblicizzato la macchinetta per l’acqua pubblica a pochi centesimi al litro, installata nel suo comune in pompa magna con annesse interviste a raffica neanche si trattasse di un Ufo, e oggi, per compiacere la Giunta Frattura, è l’alfiere dell’adesione all’Egam: mistero (davvero buffo). Molto si chiarirà se e quando – dipenderà dalla decisione del Tar – leggeremo i nomi dei componenti degli organi dell’Egam.
