Si dice di solito che il passaggio a una major di una band con un solido retroterra indipendente presenti molteplici rischi, sia per le aspettative che in essa possono essere riposte a livello di mercato, sia per gli inevitabili timori di una banalizzazione in chiave commerciale di quanto in precedenza prodotto in ambitounderground. Non sempre ciò risulta valido, ma aspettative e timori sono pur comprensibili se riguardano il debutto per una multinazionale di una band particolarissima come i Sigur Rós – assurta, volente o nolente, a vero e proprio “culto” grazie soltanto alla grande qualità e innovatività delle sue produzioni – e se hanno ad oggetto l’attesissimo seguito di un album come “( )“, per il quale non è fuori luogo l’utilizzo del termine “capolavoro”.