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giovedì, Aprile 25, 2024

Formazione professionale, Petraroia fa il tartufo. Ecco quello che l’assessore nasconde ai Molisani

AperturaFormazione professionale, Petraroia fa il tartufo. Ecco quello che l'assessore nasconde ai Molisani

Più passano i giorni e più emergono le gravissime responsabilità dell’assessore regionale Michele Petraroia nella fallimentare gestione del sistema della Formazione professionale. Dopo la dura lettera di contestazione da parte di quindici enti di formazione, federati tra loro sotto l’insegna di Fenailp (Federazione nazionale autonoma imprenditori liberi professionisti), con la quale viene messo sotto accusa l’immobilismo della Regione con particolare riferimento ai corsi liberi, un altro ente si aggiunge all’elenco delle proteste, sollevando anche dubbi sullo strano silenzio delle associazioni di categoria, totalmente assenti sulla questione, per motivi tutti da chiarire. Ecco il contenuto della lettera aperta e firmata che fotografa la situazione con dovizia di particolari e rivela ai molisani quello che Petraroia nasconde.

Il sistema della formazione professionale in Molise, negli anni precedenti alla gestione Petraroia ha consentito a migliaia di persone, provenienti anche e soprattutto dalle regioni limitrofe di qualificarsi pagando di tasca propria la formazione, consentendo agli enti di lavorare e far lavorare i propri dipendenti e, cosa più assurda, alla Regione di guadagnare.

Sì, perché a fronte di migliaia di qualifiche rilasciate in pochi anni, con tutte le ripercussioni positive che si possono immaginare (migliaia di persone nella nostra regione con vantaggio per alberghi, bar, attività commerciali, tasse pagate dagli enti sul territorio etc.), il Molise è l’unica regione d’Italia in cui gli enti di formazione pagano alla Regione Molise un contributo “per le missioni del personale” (DGR 165/2011 e 472/2011) che varia dai 300 agli 800 euro a seconda delle ore di formazione, per essere autorizzati a svolgere il corso stesso che, ricordiamo, è totalmente autofinanziato senza spesa alcuna per il pubblico. Basta moltiplicare il numero dei corsi effettuati, contenuto sempre nella delibera 346/13, per capire quali cifre la regione abbia incassato da tutto ciò, con il dubbio comunque che tale “contributo” fosse illegittimo e senza sapere mai come sia stato e tuttora venga utilizzato.

Migliaia di persone (come si evince dai numeri contenuti nella DGR 346/13) che, approfittando di una legislazione favorevole e intelligente che prevedeva fino al 70% della formazione con il metodo della formazione a distanza on-line e grazie alla snellezza delle procedure di autorizzazione e di esame,preferivano prendere la strada verso il Molise piuttosto che impelagarsi nelle procedure burocratiche della propria regione.

Un merito e un vanto per una piccola regione che offriva un servizio celere e qualificante a chi aveva la necessità di aprire in fretta un’attività commerciale o di partire con la propria professione, che fosse di operatore socio-sanitario, agente di commercio, agente immobiliare o altro, in Molise o nelle regioni limitrofe. Tale sistema invitava anche imprenditori di fuori regione ad atterrare in Molise, aprendo enti di formazione professionale con la ricaduta occupazione e di tassazione che ben si può immaginare.

Insomma, solo aspetti positivi di un sistema funzionante al meglio e che produceva risvolti economici positivi per tutto un territorio, in particolare per quello della provincia di Isernia, geograficamente maggiormente predisposto ad essere raggiunto dalle regioni limitrofe.

Tutto ciò fino al 2013, annus horribilis, con l’arrivo del nuovo assessore alla formazione professionale che, come prima decisione, con DGR n. 346/13, vedendo come fumo negli occhi il numero dei corsi effettuati in precedenza e il positivo impatto economico consequenziale degli stessi, riduceva la percentuale di formazione a distanza dei corsi al 30%, limitando così la possibilità di accesso soprattutto alle persone provenienti dalle zone limitrofe, ma anche a chi già era nel mondo del lavoro, ma voleva intraprendere una nuova attività. Ma non solo. Nel giro di due anni, dal 2013 al 2015, dalla Regione arrivavano solo due delibere di giunta autorizzative per nuovi corsi di formazione (appunto la 346/13 e la 141/14), mentre negli anni precedenti la Giunta, su richiesta dell’assessore o del dirigente di settore, autorizzava i corsi con cadenza trimestrale (tre o quattro delibere all’anno come previsto dalla DGR 724/2011) nel rispetto dei tempi di presentazione dei progetti dei corsi, che parlano della possibilità di richiedere nuovi corsi da parte degli enti ogni tre mesi, proprio per garantirne la continuità lavorativa. Tutto ciò, unitamente ad un rallentamento clamoroso delle procedure autorizzative e d’esame dei singoli corsi, talmente clamoroso da sembrare “innaturale”, provocava subito il totale blocco del settore.

Dall’ultima delibera di giunta datata aprile 2014 (riferita però ai progetti presentati ovviamente in tutto l’anno precedente) è passato un anno, un lungo anno in cui la maggior parte degli enti non ha visto approvati i propri progetti e dunque non ha potuto svolgere il proprio lavoro, con la maggior parte di essi costretti a licenziare gran parte dei propri dipendenti. Non solo, ma come gli enti non hanno potuto svolgere il proprio lavoro, migliaia di lavoratori non hanno potuto intraprendere, nemmeno pagando, i percorsi di formazione che a loro spettano per legge.

Gli enti che hanno lavorato lo hanno fatto con le autorizzazioni rimaste dalla gestione pre-Petraroia, ovviamente messi in difficoltà anch’essi dalle tempistiche autorizzative e d’esame notevolmente rallentate. Il tutto nel silenzio generale, come se i lavoratori degli enti di formazione fossero lavoratori di serie B rispetto a tutti gli altri, compreso i tanto famosi “operatori della formazione” tanto reclamizzati.

Ciliegina sulla torta, sempre in apertura di mandato e contestualmente alla riduzione della percentuale della formazione a distanza, l’accentramento di tutte le funzioni di erogazione del servizio in via Toscana a Campobasso, costringendo tutti gli enti della provincia di Isernia e del Termolese che prima utilizzavano gli uffici della propria città per la consegna e il ritiro delle documentazioni, a percorrere mezzo Molise anche solo per consegnare o ritirare un documento inerente ai corsi, con l’immaginabile aggravio di costi e di tempo che ben si può immaginare (viadotto Callora compreso). Qui nessuna motivazione di riduzione dei costi, dato che il personale nelle sedi periferiche è rimasto comunque a guardar le stelle.

Ricapitolando: Per anni migliaia di persone pagano di tasca propria e ben volentieri gli enti di formazione molisani per formarsi e qualificarsi. Decine di enti di formazione in Molise per anni lavorano, producono reddito, pagano le (consistenti) tasse statali e regionali, assumono personale docente e di segreteria, pagano un “contributo” palesemente illegittimo alla Regione per poter lavorare. Alberghi, bar, ristoranti, esercizi commerciali del Molise guadagnano dall’afflusso dei corsisti. Migliaia di attività in Molise e nelle regioni limitrofe aprono in tempi brevi e a loro volta producono reddito, occupazione e gettito fiscale, tra l’altro in un periodo di grave crisi. Decine di dipendenti pubblici “arrotondano” con gettone di presenza, fungendo da membri di commissione d’esame nei corsi autofinanziati e, ovviamente, al signor Petraroia tutto questo non sta bene, perché le cose che funzionano, soprattutto se provenienti da un retaggio passato, vanno bloccate, costi quel che costi.

Il signor Petraroia, ha deciso che tutto questo in Molise non ci deve più essere.

Ha deciso che in Molise, come accade da un anno a questa parte, non deve venire più nessuno, con la conseguenza che tutti, molisani compresi, stanno andando a formarsi in altre regioni limitrofe come la Puglia, la Basilicata e l’Abruzzo che, proprio sull’esempio del Molise dei pochi, ovvero quello precedente alla gestione Frattura/Petraroia, hanno capito questo sistema quali benefici può produrre per il territorio e le sue realtà.

Il signor Petraroia e qualche suo funzionario ostile a tutto e a tutti, hanno deciso che gli enti di formazione molisani, e in particolari quelli che non hanno bisogno di aiuti economici per sostenersi, devono morire di lenta agonia, continuando a mandare a casa i propri dipendenti, e dietro loro tutti coloro che in un modo o nell’altro intorno alla formazione guadagnavano di che vivere, oppure portare le proprie competenze e le proprie professionalità in altre regioni.

Il signor Petraroia giustifica il suo comportamento con la motivazione del “si sono fatti troppi corsi in passato”. Beh, se questo è un male, se produrre economia, lavoro e occupazione è un male, si è capito qual è il suo intento: quello di dover per forza chiedere per poter lavorare. E se ha qualche dubbio su come si è lavorato prima del suo avvento, sappia che in passato, come testimoniato da tutti i documenti negli archivi regionali, sono stati fatti tutti i controlli del caso dalla stessa amministrazione, al contrario di quanto si sta facendo da due anni a questa parte.

Ah, dimenticavamo. Nonostante gli enti stiano praticamente tutti chiudendo o licenziando grazie al signor Petraroia e ai suoi discepoli, lui che fa? Manda una lettera agli enti stessi, invitandoli ad assumere gli operatori della formazione professionale che lui stesso non è riuscito a piazzare da alcuna parte.

Come se il ladro chiedesse anche fattura del bottino. Ecco il Molise di tutti, anzi, di Petraroia e di tutti quelli come lui.

(lettera firmata) pubblicata sul quotidiano telematico Isernianews

 

Poscritto. “Corso libero autofinanziato – spiegano dall’ente di formazione – vuol dire corso di formazione a pagamento per il corsista, senza nessuna spesa da parte dell’ente pubblico. Si tratta dei corsi obbligatori per aprire un’attività di bar, ristorante o similare, o per diventare operatore socio sanitario, agente immobiliare, agente di commercio etc.; tutti corsi soggetti esclusivamente ad autorizzazione e controllo della Regione, ma non usufruenti di alcun beneficio economico pubblico. Ciò a differenza dei corsi finanziati, che prevedono l’erogazione di fondi pubblici per la formazione degli alunni i quali, invece di pagare il proprio percorso formativo, vengono addirittura retribuiti.

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