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sabato, Aprile 20, 2024

Il Museo Nazionale del Molise, la segnaletica mancante e il senso dei beni comuni

AttualitàIl Museo Nazionale del Molise, la segnaletica mancante e il senso dei beni comuni

Nadia Verdile

Il Museo Nazionale del Molise è nel Castello Pandone di Venafro. Per la cittadina molisana, al confine con la Campania e con il Lazio, è un privilegio ma gli amministratori non sembrano apprezzarlo. Giungere animati da buone intenzioni e con il desiderio di conoscere un pezzo della storia nazionale e locale non è sufficiente per imbroccare la strada giusta. L’ultima segnaletica che dà notizia del castello è posta al bivio di Corso Campano. Nella parte bassa della città. Poi inizia il percorso fai da te, alla ricerca di informazioni da chiedere ai passanti. Una perla che meriterebbe di essere conosciuta dall’intera nazione viene tenuta nascosta agli occhi e ai cuori. «Sono anni che lo diciamo – spiega Nicandro Biasiello, presidente della sezione di Venafro dell’Associazione Nazionale Carabinieri – ma nessuno ci ascolta. Cambiano le amministrazioni, cambiano i musicanti, ma la musica è sempre la stessa. Dicono che non ci sono soldi. Ma quanto costano dei cartelli segnaletici?». Quanto costano? Il conto lo si può fare attingendo dai prezzari disponibili in rete. Un segnale di direzione urbana in lamiera e pellicola rifrazione E.G. classe 1, di dimensioni 20 x 60 cm costa, compreso di tutto, 14 euro (http://www.smalteriaemiliana.it/wp-content/uploads/2011/02/listino.pdf). Cinque di questi indicatori, posti nei punti nevralgici del centro storico, consentirebbero ai turisti di raggiungere, sentendosi accolti, il Castello Pandone, sede del Museo Nazionale del Molise. 70 euro, non un soldo di più, e non ci sarebbe il disorientamento, il richiamo da giungla dei volontari che dalla terrazza del castello, in attesa dei visitatori smarriti, sono costretti a dare indicazioni, urlando, sul percorso da fare per raggiungere l’ingresso. Ieri, nella domenica con ingresso gratuito baciata dal sole, un numero troppo esiguo di visitatori ha varcato il grande portone del maniero. C’eravamo anche noi. Non abbiamo ricevuto nessun biglietto dagli impiegati ministeriali (in verità non li abbiamo incontrati nemmeno). Ci è stato chiesto dai volontari dell’Associazione dei carabinieri di apporre una firma sul registro delle presenze.

«Sono qui – continua Biasiello – gratuitamente, perché amo la mia Venafro, amo il castello e le sue straordinarie bellezze. Ma soffro perché so che in questa città ci sono ricchezze artistiche straordinarie che sono lasciate a se stesse e che potrebbero diventare, proprio e soprattutto in un momento difficile come questo, una grande risorsa per i nostri giovani, per la nostra gente. Neanche una brochure c’era. L’abbiamo realizzata noi nel 2011, con i nostri risparmi». Una carta turistica ben fatta, con un percorso disegnato e spiegato in trenta tappe, che prevede un viaggio nel tempo che va dall’epoca romana ai giorni nostri. Un’autopromozione che smaschera le intenzioni politiche e sostituisce l’indifferenza nella città del primo museo nazionale del Molise, dove sono esposte le più importanti testimonianze pittoriche molisane, dalle più antiche a quelle dei pittori molisani operanti nel Regno di Napoli, che restano off limits per molti, per troppi. Ancora una volta, l’arte, la cultura, la bellezza sono affidate alla buona volontà dei volontari mentre tutto intorno le amministrazioni tacciono, lasciando che la promozione dei beni comuni sia un fatto privato.

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