di GIOVANNI DI TOTA
Un salto all’indietro di venti posizioni. Campobasso precipita nella classifica che indica la qualità della vita delle città italiane e passa dal 52esimo al 73esimo scalino della graduatoria.
Più della metà della popolazione vive in province caratterizzate da una qualità della vita scarsa o insufficiente.
Restringendo ancora di più il campo, solo un cittadino su quattro risiede in città dove i servizi e il tenore di vita sono di buon livello. E dei 29 capoluoghi che fanno parte del primo gruppo, occorre scendere fino alla venticinquesima posizione, dove c’è Macerata.
L’indagine, condotta ogni anno da Italia Oggi, rivela un Paese diviso in macro aree. Trento e Bolzano sono in cima alla graduatoria per il secondo anno consecutivo. Fatto mille il punteggio complessivo ottenuto da Trento, Campobasso in terza fascia ha 325 punti, Isernia 278. Chiudono la classifica Crotone, Enna e Vibo Valentia.
Dunque, almeno per quanto riguarda l’Italia centro meridionale, si può considerare sfatato il mito della tranquillità della provincia, dove si vive con poco, si trova lavoro e la criminalità è assente.
Caratteristiche che fino a qualche anno fa rendevano appetibili e vivibili anche molte città del sud. La crisi ha azzerato anche questo vantaggio che, i ricercatori avevano evidenziato in un gruppo di città del meridione dislocate in aree geograficamente vicine e simili, la cui qualità della vita risultava superiore a quella prevalente nelle altre province del sud.
Erano i capoluoghi del litorale adriatico meridionale e dello Ionio Campobasso, Foggia, Bari, Potenza e Matera.
Dallo scorso anno questo gruppo non soltanto si è dissolto, ma l’area del disagio trascina anche le province della Basilicata e del Molise. Un dato su cui il governo regionale e le rispettive amministrazioni cittadine dovranno soffermarsi e lavorare per il futuro.
