8.5 C
Campobasso
venerdì, Aprile 19, 2024

Gioco d’azzardo, è allarme “rosa” in Molise. Ludopatia al femminile, un fenomeno sommerso e devastante

AperturaGioco d’azzardo, è allarme “rosa” in Molise. Ludopatia al femminile, un fenomeno sommerso e devastante

di PASQUALE DI BELLO

Quello del gioco d’azzardo e della ludopatia è un fenomeno al quale il Molise non è estraneo. Da una verifica sul campo emerge quella che è una piaga nella piaga: il gioco in rosa, al femminile. Un aspetto che investe e travolge donne prevalentemente dai trenta ai sessant’anni che quotidianamente dilapidano risparmi, stipendi e pensioni.

Ludopatia. E’ questo il termine tecnico per descrivere la dipendenza dal gioco d’azzardo, quella impossibilità a liberarsi dalla catena della scommessa. Il fenomeno ha già buttato sul lastrico e nel baratro molte famiglie, imprenditori, insospettabili cittadini finiti spesso tra le zanne degli usurai. Pur di giocare si è disposti ad indebitarsi e, peggio, anche a ricorrere al crimine: furti, in particolare, e furti ai danni dei propri cari per essere più precisi. A tutto questo il Molise non è estraneo, questa regione che un’isola felice non lo è per nulla e in nessun senso, non fa eccezione ad una vera e propria piaga sociale che rischia di dilagare a macchia d’olio presentando chiavi di lettura sempre più inquietanti.

Una di queste è la ludopatia al femminile, una “parità di genere” alla quale avremmo volentieri rinunciato, un fenomeno che colpisce per l’entità se radicato in una territorio come quello molisano, arcaico per molti aspetti. Insomma, vedere una donna attaccata ad una slot machine, qui da noi, dovrebbe essere difficile com’è difficile dovrebbe essere vederne una attaccata alla bottiglia in un bar. Blocchi sociali e arretratezza, che la fanno ancora da padroni, dovrebbero rappresentare un deterrente alla frequentazione di locali borderline dove non è mai chiaro il confine tra la balera e il casinò.

Non è così. A fare un giro, da Isernia a Campobasso e sino a Termoli, tralasciando i centri minori, si va a sbattere malamente contro quella piaga nella piaga che è il gioco d’azzardo al femminile. “Ho perso trecento euro in una mattina”, comincia così la nostra verifica sul campo, con la confessione di una insospettabile casalinga e la tragica presa d’atto di un fenomeno sul quale vanno accesi i riflettori. Campobasso, in una normalissima mattina d’agosto il demone del gioco d’azzardo appare negli occhi di una quarantenne che non gli resiste. Lascia casa, marito, figli e si aggrappa a quella manovella che le porta via in pochissimo tempo denari che sarebbero serviti ad altro. Disperazione cupa, poi il racconto del dramma, cominciato in tutt’altro modo, con una vincita realizzata investendo pochi euro. Casuale l’incontro col gioco, tramite un’amica che in un pomeriggio di noie invita l’atra ad una partita. La vincita, con solo pochi euro, ed il virus dell’azzardo che fa breccia in un corpo sano e se ne impossessa. Adesso, dopo la confessione, la ribellione, la voglia di uscirne fuori, un percorso in salita. Ma dove andare, con chi parlarne? Qui da noi, tra le tante cose che mancano, manca un punto d’ascolto specializzato (o almeno noi non lo abbiamo trovato o non ne abbiamo contezza).

Ma questo, quello della quarantenne che lascia tutti e butta via il gruzzolo, è il caso del giorno. Quello di tutti i giorni, invece, riguarda donne adulte, prevalentemente tra i trenta e i sessant’anni, frequentatrici incallite di sale da gioco dove quotidianamente dilapidano risparmi, stipendi, pensioni pur di dare spazio a quel Belfagor che appare e colpisce con l’illusione del guadagno facile. Basta aprire gli occhi, scendere in questo inferno del gioco, e non sarà difficile vederle queste donne con lo sguardo da animale in fuga, spesso curate in ogni dettaglio, ben truccate ed eleganti, ma con quell’occhio assente che ne rivela la dipendenza e l’assenza dal mondo reale. Il Molise è infestato da questo bubbone tinto di rosa. Basta fare una piccola verifica, magari in orari insospettabili, per rendersene conto. Centinaia di migliaia di euro che vanno in fumo e che, una volta finiti, cedono il posto ad un’altra piaga, quella della prostituzione. C’è anche questo da raccontare, il dramma di chi vende non solo l’anima ma anche il corpo al diavolo del gioco.

Ultime Notizie