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sabato, Aprile 20, 2024

Assessori esterni. E’ giallo sulla composizione della giunta Frattura

AperturaAssessori esterni. E’ giallo sulla composizione della giunta Frattura

di PASQUALE DI BELLO

La luna di miele post elezioni sembra già essere finita per la nuova maggioranza che ha portato Paolo Di Laura Frattura alla presidenza della Regione Molise. Il tema lacerante è quello degli assessori esterni a cui Frattura vorrebbe imporre la regola delle dimissioni dal Consiglio regionale. Un pedaggio troppo alto che rischierebbe far diventare i primi tra gli eletti ostaggi nelle mani del presidente a cui compete un potere assoluto di nomina e di revoca.

E’ giallo, o meglio è nero bufera sulla composizione della giunta Frattura. Il tema rovente è quello degli assessori esterni. A regola, nel ruolo assessorile dovrebbero essere chiamati i primi tra gli eletti per ciascun partito della coalizione che ha sostenuto il candidato presidente. Sono, nell’ordine: Vincenzo Cotugno di Rialzati Molise con 4047 voti, Vittorino Facciolla di Unione per il Molise con 3711 preferenze, Cristiano Di Pietro dell’Italia dei Valori con 2053 voti e Vincenzo Niro dell’Udeur con 1706 espressioni di voto a suo favore. Su tale ripartizione si è già innestata una variabile, quella dell’Idv che per fare spazio a Pierpaolo Nagni, coordinatore regionale del partito e candidato alle recenti politiche (ma senza successo) con la lista Ingroia. Su Cristiano Di Pietro giocherebbe l’ombra ingombrante del genitore, Tonino Di Pietro, che ne sconsiglia una sovraesposizione politica e mediatica. Insomma, che sia sparito Tonino e sia rimasto cristiano è uno di quei paradossi della politica che più che alla riflessione inducono al riso. Ma da ridere c’è poco e chi ne ha meno di altri sembra essere proprio il presidente della Regione, Frattura, che deve fare i conti con i recalcitranti assessori in pectore.

A questi ultimi non starebbe bene la regoletta delle dimissioni da consiglieri, una prescrizione che non sta scritta in nessun regolamento o legge. Dimettersi, lo sanno bene, significherebbe diventare ostaggi nelle mani del governatore. Parliamoci chiaro: ma chi si dimetterebbe dopo una settimana dal voto e dopo aver portato una valanga di voti al capo della giunta? Chi garantirebbe Cotungno, Facciolla e gli altri che, incassate le dimissioni, alla prima scaramuccia non vengano silurati?

A questo timore si aggiunge poi un dato formale. Quella delle dimissioni è una regola dal carattere esclusivamente politico che non è stata formulata in nessuna legge o regolamento. Essa, ad esempio, è obbligatoria per la Provincia e per i Comuni superiori a quindicimila abitanti ma a stabilirlo sono delle norme ben precise. Nella questione in esame, invece, nulla è scritto. Non a caso il presidente Frattura, nell’intervista rilasciata a noi del Giornale, ha parlato espressamente del regolamento del Consiglio regionale a cui bisogna mettere mano. La revisione del regolamento, a nostro parere, è propedeutica a qualsivoglia procedura di dimissioni. Se le cose stanno così come sono, senza regolamento attuativo del revisionato Statuto, è bene non fare passi falsi. E Frattura, sia ben chiaro, non c’entra nulla. In politica più che in altri campi vale l’adagio popolare che se fidarsi è bene, non fidarsi è certamente meglio. Noi sconsiglieremmo le dimissioni anche se a presidente del Molise ci fosse Alcide De Gasperi. Si parte quindi con un bel rebus d’inizio legislatura per il neo eletto presidente. Frattura si potrà concedere questo fine settimana ma oltre non potrà andare. Chi la spunterà nel primo braccio di ferro tra presidente e aspiranti assessori?

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