6.8 C
Campobasso
mercoledì, Novembre 12, 2025

Rapine, operazione dei carabinieri tra Molise e Campania

AperturaRapine, operazione dei carabinieri tra Molise e Campania

carabinieriCinque uomini e una donna campani e una campobassana, di età compresa tra i 57 e i 25 anni, sono stati oggetto di misure cautelari da parte della procura di Campobasso, eseguite dai carabinieri tra il capoluogo, Larino e la Campania. Associazione a delinquere finalizzata alla rapina e detenzione di armi da taglio e da fuoco. In tre sono finiti in carcere, due ai domiciliari, tra cui la campobassana e per due c’è il divieto di dimora a Campobasso. Un’attività investigativa articolata, con intercettazioni, pedinamenti, osservazioni che hanno stretto il cerchio intorno alle persone coinvolte, in 9 tra rapine e tentate rapine non solo nel capoluogo e a Termoli, ma anche a Perugia.
Tutto ha avuto inizio con il colpo messo a segno a Ferrazzano, alle poste, il 14 aprile del 2014. Armati di taglierino in due hanno fatto irruzione. Magro il bottino, in questo caso. Sono poi stati identificati grazie a un auto e al riflesso sul vetro della porta dell’uffico. Altre due le rapine a Campobasso, e ancora il 27 ottobre, quella, drammatica alla Bnl, al portavalori, pistole in pugno. La colluttazione con la guardia giurata, e la fuga col bottino, una passante ferita. Ci sono state altre tentate rapine, non solo a Campobasso, ma anche a Perugia e infine a Termoli, il 6 marzo, sventate grazie ai dispositivi approntati dai carabinieri. E proprio a Termoli sono stati arrestati i due campani che facevano irruzione con taglierini e in un caso con pistole.
Circa 210mila euro il bottino complessivo dei colpi. Le indagini vanno avanti. L’operazione è stata chiamata la sfida, una sfida che carabinieri e procura hanno vinto, identificando chi era coinvolto nelle rapine, prima il braccio armato, lo scorso 6 marzo e nelle ultime ore gli altri complici. A telefono, gli indagati parlavano in codice, appartamenti da pulire o da rifare, la signora da cui dobbiamo tinteggiare, dicevano, vantandosi anche di quanto avevano fatto. Individuavano l’obiettivo, un luogo dove gli esecutori dovevano soggiornare prima e dopo la rapina, anche per più giorni, per evitare controlli. Tutto pianificato, sopralluoghi, le vie di fuga. Tra loro comunicavano con walkie talkie, perché non rintracciabili. Ma non avevano fatto i conti con il monitoraggio dei carabinieri de nucleo operativo e di quello investigativo, come ha spiegato il procuratore capo di Campobasso Armando D’Alterio e con lui il maggiore Petrocco e i capitani Petroli e Di Buduo.

Ultime Notizie