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domenica, Novembre 16, 2025

Turismo e ambiente: c’è il rischio di «greenwashing»

Ambiente e territorioTurismo e ambiente: c’è il rischio di «greenwashing»

turismo e ambÈ da tempo diffusa negli hotel di tutto il mondo la pratica di segnalare ai propri ospiti che l’utilizzo parsimonioso di biancheria e asciugamani «protegge l’ambiente». Ma è sempre un invito disinteressato? Secondo uno studio pubblicato nel Journal of Contemporary Hospitality Management, i clienti sono sempre più interessati a verificarlo. Imran Rahman, Jeongdoo Park e Christina Geng-qing Chi, ricercatori della Washington State University, hanno analizzato il comportamento di oltre 3 mila viaggiatori, ospitati da strutture statunitensi, per vedere il rapporto che esiste tra le dichiarazioni di attenzione ambientale degli hotel, la percezione del cliente e l’effetto di quest’ultima sulle scelte del posto in cui alloggiare.

Rischio di «greenwashing»

L’indagine ha evidenziato il fatto che spesso strutture ricettive prive di certificazioni ambientali ufficialmente riconosciute adottano slogan in linea con l’attenzione verso l’ecosostenibilità, senza però poi metterli in pratica. E la clientela sensibile lo nota. Ma come riconoscere la veridicità delle dichiarazioni di responsabilità ambientale e sociale da generici tentativi di greenwashing (la pratica ingannevole che promuove programmi «verdi» mentre nasconde altre motivazioni), e come motivare i clienti più scettici e pronti a scoprire l’inganno ad affezionarsi a una struttura? I ricercatori della Washington State University suggeriscono agli hotelier statunitensi interessati a una clientela attenta – e disposta a pagare qualche cosa di più per avere un impatto più soft sull’ambiente – di affidarsi a certificazioni rilasciate da agenzie credibili e indipendenti, come Green Seal (sigillo verde) o Leed, i due principali programmi di classificazione dell’efficienza energetica e dell’impronta ecologica degli edifici.

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