Ci vorranno non meno di una trentina di giorni per avere la relazione dell’autopsia che il medico legale Giovanni Zotti di Battipaglia ha effettuato lunedì sul corpo di Stefano Papa.
L’uomo, 52 anni, secondo la ricostruzione ufficiale si è tolto la vita nel carcere di Campobasso, impiccandosi in cella.
Non era la sua cella. Da quanto è trapelato dal penitenziario di via Cavour, il detenuto campano qualche giorno prima era rimasto coinvolto in una rissa, scoppiata in un’ala del penitenziario. Per evitare altri problemi, Papa era stato rinchiuso nella cella di transito, quella riservata alle persone arrestate, che poi devono essere smistate nei vari bracci.
Una soluzione forse non gradita dal detenuto, che, sempre secondo indiscrezioni che trapelano da dietro i cancelli del carcere, aveva anche manomesso l’impianto elettrico, tanto da far scattare il salvavita all’interno dell’istituto.
La ricostruzione del suicidio, però, non ha convinto i famigliari di Stefano Papa, in particolare dei tre figli che vivono tra la Campania e l’Emilia Romagna. Sono stati loro a presentare un esposto che ha indotto la Procura ad aprire un fascicolo che è nelle mani dei Carabinieri e a disporre l’autopsia.
Sull’esame eseguito all’obitorio del Cardarelli non si sa ancora nulla e bisognerà attendere i tempi tecnici chiesti dal patologo. Papa stava scontando una pena per droga, era stato arrestato a Casoria. La mattina di Natale di dieci anni fa gli uomini del radiomobile piombarono in casa sua e trovarono quasi due etti di cocaina nascosti nella lavatrice.