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giovedì, Maggio 1, 2025

I canti del dolore rituale, un libro da adottare nelle scuole campobassane

EditorialiI canti del dolore rituale, un libro da adottare nelle scuole campobassane

di Vincenzo Lombardi*

Un gradito regalo: il recente volume di Giovanni Mascia, I canti del dolore rituale. Via Crucis, Zuchetazù e Teco vorrei, pubblicato da Palladino Editore (Ripalimosani).

Il volume è l’epilogo felice di un lungo percorso di ricerca e di divulgazione a cui l’autore si è dedicato. Basterà citare, solo ad esempio, l’opera Le tenebre nel Molise. Liturgia, lessico e folclore di un antico rituale di Pasqua, pubblicato dallo stesso Palladino Editore già nel 2001 e i molteplici seminari divulgativi dedicati al tema dall’autore.

Quest’ultimo lavoro di Giovanni Mascia, e lo dico senza nascondere un po’ di partigianeria, mi ha lasciato sorpreso in quanto ho costatato come l’autore abbia avuto modo di effettuare rimandi e citazioni ad un mio lavoro dedicato alla Settimana santa a Campobasso, approfondendo aspetti lì tralasciati, ma anche apportando nuove testimonianze documentarie che hanno confermato, come scrive lo stesso autore, alcune intuizioni e/o ipotesi da me avanzate.
Come al solito, Mascia è stato rigoroso e preciso nell’uso delle fonti, sia di quelle a stampa, sia di quelle documentarie, evidenziando una sensibilità rara e un esempio di metodo, ormai non più diffusamente praticati.
Il lavoro, impreziosito dalla nuova documentazione sapientemente rintracciata dall’autore, oltre che da fotografie inedite e da trascrizioni musicali delle melodie del repertorio in uso per i riti esaminati, al quale sono ricondotte le giuste paternità letterarie e musicali, ribadisce il ruolo fondativo, culturale e sociale, delle pratiche devozionali, religiose e liturgiche del periodo della Quaresima e della Settimana santa per la comunità campobassana.


Evidenzia, allargando l’ambito cronologico fin ora documentato, la continuità di impegno nel tempo da parte di intellettuali, poeti, musicisti nel tenere viva e nell’alimentare una lunga tradizione che ha attraversato i secoli, mutando nelle forme assunte e nelle modalità performative e di messa in scena, ma restando viva e vivace, anche a dispetto di periodi storici critici e di disgregazione sociale.
Una invidiabile esposizione, piana e positivamente divulgativa, rende godibile e piacevole la lettura dell’ultima fatica di Giovanni Mascia. Oltre al non trascurabile valore afferente ai pregi della ricerca storico-culturale da lui messa in campo, mi pare sia un’opera dall’alto valore didattico e pedagogico, e credo sia proprio questo il valore di maggior pregio, da evidenziare e “riguardare”.
Se fossi nelle condizioni di farlo, ne proporrei non solo l’acquisto nelle poche biblioteche pubbliche rimaste aperte (purché lo cataloghino e mettano a disposizione e non lo tengano solo in deposito), ma ne suggerirei anche l’adozione da parte di tutte le scuole di ogni ordine e grado, almeno di quelle del capoluogo.
In definitiva, mi pare (per quello che conta il mio parere) una bella e proficua operazione editoriale tesa ad arricchire il patrimonio culturale collettivo. Sono certo che Giovanni Mascia ne farà, come del resto già ha fatto, strumento di divulgazione, coinvolgimento, crescita culturale rivolte principalmente al bene comune.

(*) Musicista
Soprintendente archivistico e bibliografico della Basilicata.
Già direttore della Biblioteca “P. Albino”
e dell’Archivio di Stato di Campobasso

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