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martedì, Marzo 19, 2024

Medicina di famiglia, Fismu lancia una proposta per attrarre i giovani medici alla professione

AttualitàMedicina di famiglia, Fismu lancia una proposta per attrarre i giovani medici alla professione

I giovani scappano dalla medicina territoriale, poche le prospettive di crescita, scarse le tutele, compensi bloccati da anni e una pensione, in prospettiva, sempre più povera: “tartassata”. Ma anche la nuova Convenzione della medicina generale non sembra possa avviare una inversione di rotta. Questa la denuncia di Ernesto La Vecchia, segretario regionale di Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu (affiliata Cisl Medici) dopo aver partecipato in Sisac all’apertura delle trattative per il rinnovo dell’Acn dei medici di famiglia, del 118, della Continuità Assistenziale. La Vecchia, sottolinea: “Sarà l’ennesimo ‘accordo ponte’, da chiudere al più presto per mettere in sicurezza il settore dagli attacchi di chi lo vuole smantellare, ma che non affronta i veri problemi che ci trasciniamo da anni e che sono stati evidenziati dalla drammatica emergenza COVID. Con questo Pnrr potevamo invertire la rotta, ma temo sarà un’ennesima occasione persa”.

“Uno dei nodi irrisolti per dare un futuro alla professione e forza alle cure primarie e all’emergenza/ urgenza – continua – è quello del personale medico: sempre meno giovani professionisti vogliono essere medici di medicina generale. Un fattore, che unito alla pessima programmazione di questi anni, porterà alla desertificazione dei servizi, come denunciato anche dal presidente della Fnomceo, Filippo Anelli. Servirebbe una rivoluzione per cambiare il quadro attuale, a partire da una riorganizzazione con risorse adeguate, più tutele, centralità dei medici nel governo del territorio, compensi attualizzati, riforma della formazione, ma in questa sede voglio lanciare una piccola proposta concreta per migliorare la prospettiva di una pensione adeguata, chiedendo un fronte comune con l’Enpam e Fnomceo affinché la liquidazione che spetta ai professionisti a fine carriera non sia tartassata come succede adesso, che, invece, sia valorizzata equiparandola al TFR dei medici dirigenti del Ssn. Un passo importante, anche se non risolutorio, per rendere la nostra professione un poco più attrattiva”.

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