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martedì, Marzo 19, 2024

“Grazie per quello che avete fatto”: la figlia di due pazienti curati al Cardarelli scrive ai medici

Cronaca"Grazie per quello che avete fatto": la figlia di due pazienti curati al Cardarelli scrive ai medici

Di seguito pubblichiamo la lettera inviata dalla dottoressa Ida Ferrara al primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Cardarelli d Campobasso, Donato Santopuoli, e a tutto il personale sanitario (llettera inviata per conoscenza anche al presidente della Regione Donato Toma al direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano e alla stampa).

“Scrivo queste parole in qualità di figlia e di professionista sanitaria per dire a voi tutti: grazie. Sugli ospedali si è abbattuta la più grande catastrofe mondiale della storia moderna,  con un impeto ed una forza tale da travolgere anche i più solidi Covid Hub del nostro  sistema sanitario.  Questa tempesta non ha risparmiato i miei genitori ed in piena notte non vi è stata  altra soluzione che poterli affidare a voi, sotto il peso di una condizione clinica  tutt’altro che semplice e scevra da comoditá. Fuori dall’ottica sanitaria si ha un’idea sommaria e spesso distorta di cosa significhi  realmente lavorare al ritmo e alla pressione a cui si è sottoposti nuovamente  dall’inizio di una tanto inevitabile quanto prevedibile “seconda ondata”. E mentre in talune realtà italiane, fortunatamente sparute ed esigue, si è ricorsi al Tar  per chiedere di equiparare l’Ars medica al modus operandi di un call­center, i  migliori specialisti ospedalieri e territoriali fronteggiano la pandemia a denti stretti.  Desidero sottolineare il valore e la professionalità di tutti voi nel prendervi cura di  tutti i pazienti affetti da SARS­CoV­2 sull’intero territorio regionale.  Personalmente per non gravare ancor più sull’ immensa mole di lavoro del reparto e  non togliere tempo alle cure rivolte ai miei genitori e agli altri pazienti, avevo scelto  di accontentarmi dei pochi, faticosi e farfugliati secondi di conversazione con mio  padre. Purtroppo mia madre non poteva parlarmi al telefono.  In quei momenti chiedere ad un medico, inserito in un organico ridotto a fronte dell’  elevato numero dei pazienti, di passare minuti al telefono significa allontanarlo  forzatamente dalla sua principale attività.  Nonostante questo, nonostante tre piani colmi di malati, nonostante i turni di dodici  ore, una mattina il mio telefono ha squillato:  “Buongiorno è dal reparto di Malattie Infettive – Covid. Stiamo facendo un giro di  telefonate per informare circa le condizioni dei nostri pazienti ed in particolare per  informaLa sulle condizioni di Sua madre e Suo padre ”.  Dopo i primi attimi di paura, ho realizzato quanto quel gesto fosse permeato oltre che da inestimabile esperienza anche da immensa umanità.  Il Covid, che ha trascinato tutto in un baratro di morte e barbarie, non ha scalfito l’  animo degli operatori sanitari di questo reparto.  Tutti quotidianamente attenti e premurosi, ognuno secondo il proprio ruolo, ad  alleviare la sofferenza dei ricoverati.  Nei giorni a seguire i miei genitori non hanno fatto altro che raccontarmi quanta  professionalità, magnanimità e perizia trapelassero da sotto quelle tute bianche,  pesanti ed opprimenti quanto il peso della pandemia.  A quasi un anno dall’ inizio di tutto questo troppe persone purtroppo hanno perso la  vita; molte altre come i miei cari hanno avuto la possibilità di poter tornare a casa.  I protagonisti di questa storia, i Professionisti Sanitari dell’ U.O.C. di Malattie  Infettive del Cardarelli sono sempre lì, ai loro posti, a curare tutti… Non solo i  pazienti ricoverati ma anche quanti, a casa, ne attendono il ritorno.  Grazie per aver salvato mia madre Rosanna Malaspina e mio padre Giuseppe  Ferrara.  Grazie per quello che avete sempre fatto e che continuerete a fare nel miglior modo  possibile per tutti i pazienti.  Io e la mia famiglia non lo dimenticheremo mai”.

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