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martedì, Marzo 19, 2024

Accesso agli atti: dopo il Tar, anche il Consiglio di Stato dà ragione a Toma

AttualitàAccesso agli atti: dopo il Tar, anche il Consiglio di Stato dà ragione a Toma

«La sicurezza dei dati e la privacy vanno rispettate, la tenuta e formazione della documentazione sono patrimonio della funzione esecutiva, non di quella legislativa o di controllo politico: equipararle, significherebbe confondere le rispettive funzioni. Perciò consentire ai consiglieri regionali di accedere a loro piacimento, in maniera costante e immediata, all’intera massa degli atti e dei documenti amministrativi, comporterebbe una seria alterazione, di fatto, della forma di governo, perché inciderebbe sulla funzionalità e responsabilità dell’amministrazione. La Costituzione non ha stabilito per le regioni una forma di governo assembleare, come sarebbe se il patrimonio cognitivo venisse condiviso con i consiglieri regionali». Questo il passo più significativo della sentenza con cui la Quinta Sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Giuseppe Severini, dopo il Tar, ha dato ancora una volta ragione a Donato Toma, respingendo il ricorso dei consiglieri regionali Cinque Stelle: Greco, Di Chirico, Primiani e Fontana, che chiedevano il libero accesso all’Area Contabilità e Patrimonio della Regione e in particolare al sistema Urbi Smart che memorizza tutti gli atti della burocrazia regionale, per la verifica dei singoli capitoli del bilancio e delle singole voci di spesa. La battaglia legale cominciò nel novembre del 2018, quando il Movimento Cinque Stelle presentò richiesta di accesso all’Area Contabilità e Patrimonio della Regione. Donato Toma glielo negò per motivi legati alla sicurezza dei dati, alla privacy e perchè la richiesta alla abilitazione permanente sarebbe equivalsa ad un accesso indiscriminato e generalizzato quando, invece, deve esistere un legame diretto tra la richiesta di un atto e lo specifico interesse a conoscerlo. Quattro consiglieri regionali 5 Stelle decisero così di ricorrere al Tar e i giudici molisani, sostanzialmente, ripetettero la stessa cosa già detta da Toma: l’interesse a tutelare la trasparenza degli atti deve corrispondere sempre ad una rischiesta specifica e mirata. Sì quindi ad un accesso motivato, no ad un accesso generalizzato a tutti gli atti dell’amministrazione. Non contenti, i Grillini ricorrevano in appello, al Consiglio di Stato, che, con sentenza pubblicata il 26 maggio, ha ribadito lo stesso concetto giuridico, confermando il giudizio di primo grado. Qui, sottolineano i giudici di Palazzo Spada, non è contestata la facoltà di accesso del consigliere regionale ad atti dell’amministrazione, ma l’ingresso massivo senza più forma e controllo in una strumentazione digitale che continuativamente permette l’accesso a tutti gli atti dell’amministrazione.

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