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giovedì, Marzo 28, 2024

Museo civico di San Pietro Avellana, archiviato il procedimento per diffamazione

EvidenzaMuseo civico di San Pietro Avellana, archiviato il procedimento per diffamazione

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Isernia ha disposto l’archiviazione del procedimento penale per il reato di diffamazione di cui all’art. 595, co. 3, c.p., nei confronti dei sig.ri Di Ludovico Claudio, Trozzi Franco, De Caprio Simona, consiglieri comunali di minoranza del Comune di San Pietro Avellana, e Di Lorenzo Maria Teresa, insegnante e storica fondatrice del locale Museo Civico, tutti rappresentati e difesi dall’Avv. Massimo Romano. Il procedimento traeva origine da una querela sporta nel marzo 2018 dal Sindaco del Comune di San Pietro Avellana, congiuntamente ad altri amministratori di maggioranza, per denunciare una serie di dichiarazioni asseritamente diffamatorie rilasciate dagli indagati, sia in atti istituzionali che in articoli di stampa, per denunciare la chiusura del locale Museo, disposta dal Sindaco con ordinanza del 23.09.2016, e sollecitare la tutela e salvaguardia del patrimonio culturale ivi conservato. In questo senso, gli esponenti del gruppo “Rinnovamento” e la Sig.ra Di Lorenzo avevano richiesto anche l’interessamento del Ministero dei Beni Culturali, Segretariato per i beni Culturali del Molise, dei Carabinieri per la Tutela dei Beni Culturali, del Presidente della Regione Molise e del Prefetto, al fine di perorarne l’intervento istituzionale. All’esito della camera di consiglio, il Giudice per le Indagini Preliminari ha recepito le argomentazioni difensive degli indagati, tutti rappresentati e difesi dall’avv. Massimo Romano, e accolto la richiesta di archiviazione già formulata dal Pubblico Ministero per infondatezza della notitia criminis, disponendo l’archiviazione del relativo procedimento. Nell’ordinanza del 29.1.2019, infatti, si legge che “non esorbitino dall’agone politico e dal diritto di critica politica legittimamente spettante ai consiglieri comunali di minoranza l’avere gli indagati richiamato l’attenzione delle autorità preposte alla tutela dei beni culturali e della collettività locale sulle scelte della politica locale sulla gestione del museo, in particolare sulla organizzazione, catalogazione, esibizione delle collezioni di beni in esse custodite, non sfociando tali affermazioni in attacchi gratuiti alle persone degli amministratori locali (che non vengono neanche nominati), né in espressioni offensive per i valori morali degli stessi”. “Un pronunciamento molto incisivo” – secondo l’avv. Massimo Romano – “che ha ribadito la correttezza del comportamento dei miei assistiti, i quali hanno agito nel rispetto dei canoni del diritto di critica senza mai consentire che travalicassero in offese personali, e riaffermato il valore della dialettica democratica, tanto più meritevole di tutela ove preordinata alla tutela dei beni culturali”.

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