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giovedì, Aprile 25, 2024

Truffe politiche. I magheggi di Paolo Frattura sull’editoria

AperturaTruffe politiche. I magheggi di Paolo Frattura sull'editoria

di PASQUALE DI BELLO

Una delle tante menzogne che hanno contrassegnato l’inquietante stagione politica guidata da Paolo di Laura Frattura, è scritta all’art. 1 della legge 20 maggio 2015 n. 11 recante disposizioni a sostegno dell’editoria locale. Con senso del ridicolo direttamente proporzionale alla mala fede che anima il provvedimento, l’articolo così recita: “La Regione, conformemente ai principi costituzionali e statutari, riconosce e garantisce il pluralismo dell’informazione locale quale promotore […] della formazione di un’opinione pubblica democratica e consapevole”. Si tratta in realtà di una smaccata menzogna, di una truffa politica smascherata dai fatti. L’interesse del governatore, in realtà, è quello esattamente contrario a quanto dichiarato. A Paolo di Laura Frattura ciò che interessa realmente è che un’opinione pubblica democratica e consapevole non si formi. E’ questo l’unico modo che egli ha per sottrarsi al giudizio dei cittadini e per nascondere i danni di un regime spocchioso e arrogante che dalla Sanità al Lavoro, dalla Infrastrutture alle Politiche sociali ha distrutto il Molise trasformando la Regione nel feudo di un dittatorello di provincia che si è presentato ai molisani col maglioncino arancione sotto al quale nascondeva in realtà la bandiera nera della Filibusta.

A inchiodare Frattura sono i fatti, uno tra tutti in particolare. Il tentativo di annientare Telemolise, l’unica voce critica in Regione, l’unica che racconta i fatti e i misfatti del capo del governo regionale, un vero pericolo nella formazione di quella “pubblica opinione democratica e consapevole” osannata sulla carta e calpestata nella realtà. Oltre ai fatti di Bari, sbugiardati dalla Giustizia e destinati a mandare dietro le sbarre due innocenti, un magistrato, Fabio Papa, e – guarda caso ! – la direttrice di telemolise, Manuela Petescia, Paolo di Laura Frattura ha chiesto nella sua inquietante denuncia l’applicazione di misure cautelari per i giornalisti a suo dire coinvolti in quella vicenda e il sequestro dell’emittente. Alla faccia del pluralismo, dell’informazione e della pubblica opinione democratica! Questa macabra deriva, auspicata da Frattura, avrebbe messo letteralmente in mezzo ad una strada novanta famiglie, quelle dell’intero indotto della rete che, grazie a Telemolise, vivono. Un progetto odioso che è ancora in corso. L’ultimo atto in ordine di tempo di questa squallida sceneggiata è rappresentato dal tentativo di modificare per la quinta volta in due anni la legge sull’editoria. Questa, tra le tante porcherie, conteneva un principio condivisibile: il sostegno economico alle aziende va finalizzato all’occupazione e quindi destinato in larga parte al personale. All’articolo 6 la legge prevede che il contributo regionale vada nell’ordine massimo del 35% per le spese generali e del 65% per quelle relative al personale. Bello vero? Invece è falso. Un’altra menzogna vergognosa, l’ennesima truffa politica. A cambiare le carte in tavola, questa volta, c’ha pensato la consigliera Nunzia Lattanzio, già in passato pompiere pronta a spegnere i fuochi accesi attorno a Frattura (vedi in tal senso la vicenda Egam). Lattanzio, per la gioia immensa di Frattura e soci, ha presentato una modifica alla legge che permette alle spese generali di superare quelle del personale. Questo retroattivamente sino al 30 gennaio 2017. In pratica, una azienda con un solo dipendente può dichiarare spese generali da capogiro e tutto questo a carico della Regione. Un bluff, una truffa da smascherare in ogni sede. In tal senso Telemolise ha dato mandato ai propri legali, Erminio Roberto, Massimo Romano, Pino Ruta e Fiorina Piacci di verificare in sede penale, civile e amministrativa tutte le azioni persecutorie e illegittime poste in essere dal governo Frattura.

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