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lunedì, Aprile 29, 2024

Agnone. Nasce il coordinamento nazionale per salvare gli ospedali di area disagiata

AgnoneAgnone. Nasce il coordinamento nazionale per salvare gli ospedali di area disagiata

MISAD_10SETTEMBRENon basta ottenere il riconoscimento di ospedale di area disagiata: senza i dovuti correttivi la morte delle strutture che operano in montagna sarà pressoché certa. Questo concetto don Francesco Martino (responsabile della pastorale per la salute della diocesi di Trivento) e il comitato “Il cittadino c’è” di Agnone, lo sostengono già da un pezzo e continuano a ripeterlo mentre dal Caracciolo provengono segnali tutt’altro che incoraggianti: ad oggi non si registra nemmeno mezzo passo in avanti, nonostante le rassicurazioni da parte dei vertici della sanità regionale. Forse anche per questo motivo da qualche tempo la battaglia si sta spostando sul piano nazionale. Non a caso proprio don Martino e “il Cittadino c’è” figurano tra i principali ispiratori di un nuovo movimento che abbraccia i comitati delle diverse aree periferiche d’Italia. Dopo una serie di incontri preparatori, sabato prossimo è previsto un vertice a Bologna, dal quale scaturirà un documento da sottoporre all’attenzione del Parlamento, del Governo e della conferenza Stato-Regioni. Si chiede in primis l’uguaglianza delle cure per tutti, a prescindere dal reddito e dalla logica dei ticket: “Rifiutiamo – spiegano i promotori del documento – ogni logica di delega al privato che comporti chiusura delle strutture pubbliche. Il terremoto di Amatrice – dicono ancora gli ispiratori del movimento – fa capire che per queste aree avere servizi sanitari di emergenza/urgenza reali, funzionali ed efficaci è fondamentale. Su questo non si può scherzare o proporre soluzioni pasticciate, come sta avvenendo in diverse regioni italiane”. In particolare il movimento nazionale chiede che il pronto soccorso di area disagiata operi nell’arco delle 24 ore, con personale medico adeguato e con la presenza di un mezzo di soccorso avanzato. Tra le altre richieste spiccano la tutela dei punti nascita con un numero inferiore a 500 parti annui o, in alternativa, il servizio di trasposto assistito materno; posti aggiuntivi per la lungodegenza; il rafforzamento degli ambulatori ospedalieri; la possibilità di effettuare altre tipologie di interventi in day surgery, oltre a quelli chirurgici; il potenziamento del servizio di assistenza domiciliare infermieristica.

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