Un’associazione di tipo mafioso che aveva messo radici in Abruzzo e in Molise. Traffico di droga e di armi, estorsione e altri reati con attività criminali estese anche nelle regioni limitrofe e all’estero, in particolare nei Paesi dell’America latina. Coinvolti, a vario titolo, elementi di spicco del clan Ferrazzo di Mesoraca, centro in provincia di Crotone.
Tutto è finito nella rete della Procura antimafia e sfociato nell’operazione ‘Isola Felice’ che ha coinvolto oltre duecento Carabinieri in altre quattro regioni: Calabria, Sicilia, Lazio e Marche. Notificata un’ordinanza di custodia cautelare del Gip del Tribunale de L’Aquila a carico di venticinque persone, quattordici in carcere. Cinque gli arresti in Basso Molise tra Termoli e Campomarino, tre in carcere a Larino e due ai domiciliari, per altre tre persone è scattato l’obbligo di dimora.
Secondo la Procura ci sono consistenti elementi per affermare l’esistenza di un’associazione criminale di natura ‘ndranghetista con base tra San Salvo, Campomarino e Termoli e composta sia da calabresi che da siciliani che da persone del posto, per lo più appartenenti alla piccola criminalità abruzzese e molisana che, nel tempo, si sono affiliati alla criminalità organizzata.
L’operazione antimafia rappresenta anche l’epilogo di un’inchiesta partita a Campobasso su iniziativa della Procura del capoluogo all’indomani del ritrovamento di un arsenale, armi nascoste in una macchina trovata in un garage di Termoli nel 2011 e che portò a Eugenio Ferrazzo, 38enne di Mesoraca, una vicenda per la quale fu condannato in primo grado a dodici anni e una pena dimezzata in appello: sei anni. Le indagini, condotte allora dal procuratore Armando D’Alterio e dal sostituto Rossana Venditti, hanno approfondito, grazie alle intercettazioni, i collegamenti dell’uomo con la malavita abruzzese e i contatti di suo padre con gli stessi ambienti in Calabria. Da qui è iniziata una collaborazione investigativa con la Procura de L’Aquila fornendo, durante gli incontro svolti alla Procura nazionale antimafia, una serie di intercettazioni ambientali effettuate nel carcere di Campobasso e riguardanti Eugenio Ferrazzo. Gli elementi di prova raccolti hanno fatto spostare il cuore delle indagini in Abruzzo senza però tralasciare il Molise. Tutto è sfociato nella maxi-operazione che ha coinvolto quasi centocinquanta indagati.
Tutto è finito nella rete della Procura antimafia e sfociato nell’operazione ‘Isola Felice’ che ha coinvolto oltre duecento Carabinieri in altre quattro regioni: Calabria, Sicilia, Lazio e Marche. Notificata un’ordinanza di custodia cautelare del Gip del Tribunale de L’Aquila a carico di venticinque persone, quattordici in carcere. Cinque gli arresti in Basso Molise tra Termoli e Campomarino, tre in carcere a Larino e due ai domiciliari, per altre tre persone è scattato l’obbligo di dimora.
Secondo la Procura ci sono consistenti elementi per affermare l’esistenza di un’associazione criminale di natura ‘ndranghetista con base tra San Salvo, Campomarino e Termoli e composta sia da calabresi che da siciliani che da persone del posto, per lo più appartenenti alla piccola criminalità abruzzese e molisana che, nel tempo, si sono affiliati alla criminalità organizzata.
L’operazione antimafia rappresenta anche l’epilogo di un’inchiesta partita a Campobasso su iniziativa della Procura del capoluogo all’indomani del ritrovamento di un arsenale, armi nascoste in una macchina trovata in un garage di Termoli nel 2011 e che portò a Eugenio Ferrazzo, 38enne di Mesoraca, una vicenda per la quale fu condannato in primo grado a dodici anni e una pena dimezzata in appello: sei anni. Le indagini, condotte allora dal procuratore Armando D’Alterio e dal sostituto Rossana Venditti, hanno approfondito, grazie alle intercettazioni, i collegamenti dell’uomo con la malavita abruzzese e i contatti di suo padre con gli stessi ambienti in Calabria. Da qui è iniziata una collaborazione investigativa con la Procura de L’Aquila fornendo, durante gli incontro svolti alla Procura nazionale antimafia, una serie di intercettazioni ambientali effettuate nel carcere di Campobasso e riguardanti Eugenio Ferrazzo. Gli elementi di prova raccolti hanno fatto spostare il cuore delle indagini in Abruzzo senza però tralasciare il Molise. Tutto è sfociato nella maxi-operazione che ha coinvolto quasi centocinquanta indagati.