Festeggiare le proprie corna non è il massimo della vita, ma se lo si fa in compagnia, con spirito goliardico, le cose cambiano. Diventa un’occasione per ritrovarsi tutti insieme, fare festa e dimenticare – almeno per qualche ora – le grigie e fredde serate autunnali. Con questo spirito a Rionero Sannitico si è deciso di rispolverare una tradizione antichissima: la «festa dei cornuti», per l’appunto, organizzata nel giorno della ricorrenza di san Martino. Una tradizione antichissima finito nel dimenticatoio nel dopoguerra e che oggi resiste solo in quattro comuni italiani. Dopo aver acceso un grande falò in piazza e indossato il poco edificante copricapo, i giovani hanno sfilato per le vie del paese, portando in processione un fantoccio, destinato a fare una fine ingloriosa tra le fiamme. Ma perché questa festa a un certo punto è stata cancellata? A quanto pare perché durante l’ultima processione organizzata a Rionero, si ritrovarono insieme un cornuto e colui che lo aveva reso tale. Oggi – invece – questa festa vuole simboleggiare il tradimento in senso più ampio: da parte di uno Stato che si occupa del benessere dei cittadini solo a parole, di un ideale, di una religione e quant’altro, ha detto l’organizzatore, Vicnenzo D’Amico. Alla festa hanno partecipato anche i migranti, a dimostrazione della loro perfetta integrazione nella comunità rionerese. Hanno dato il loro contributo suonando e ballando. Al resto hanno pensato i cuochi e le donne del paese, preparando da mangiare per tutti. La manifestazione ha ricevuto anche il patrocinio della Pro loco e del Comune. Del resto proprio le tradizioni possono dare un futuro ai piccoli paesi.