Un guizzo di luce in corridoio trasformato nell’ombra di un gatto, o nella sagoma sinistra di un ladro: all’origine delle allucinazioni potrebbe esserci la naturale tendenza del cervello a interpretare la realtà attraverso conoscenze preacquisite, e colmare i vuoti di senso con previsioni su quanto accadrà. A dirlo è uno studio delle Università di Cardiff e Cambridge (Gran Bretagna) pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
«Avere un cervello predittivo è molto utile» spiega Paul Fletcher, tra gli autori. «Ci rende efficienti e capaci di creare un quadro coerente in un mondo ambiguo e complesso. Ma allo stesso tempo, ciò implica che non siamo poi così distanti dal percepire cose che, di fatto, non esistono: la definizione stessa di allucinazione».