di GIOVANNI DI TOTA
Le foto e le immagini che vedete sono state scattate e girate con il cellulare da un passeggero, salito sul treno a Roma alle 9 del mattino di ieri.
La corsa, così la chiamano in gergo quelli delle ferrovie sfiorando ormai il ridicolo, è diretta a Campobasso e il cui arrivo è previsto di poco passato mezzogiorno.
Ma il viaggio si è subito trasformato nell’ennesimo incubo vissuto da una sessantina di passeggeri saliti alla stazione Termini sul minuetto, altro vezzoso nome che stride con le condizioni di quei vagoni.
Il treno, ha raccontato alla redazione uno dei passeggeri, si è fermato appena fuori Roma, per problemi al motore. Poi, quando tutto sembrava risolto, il Minuetto si è piantato senza più dare segni di vita nel bel mezzo della galleria tra Cassino e Venafro.
E sotto il tunnel, in condizioni a dir poco precarie, il tempo si è come fermato. Dalle 11,10, la testimonianza del viaggiatore di Bojano, fino alle 13,20 quando i vagoni in panne sono stati agganciati dal treno arrivato in soccorso, come testimonia la ripresa video effettuata da un passeggero.
Ma per due ore, senza possibilità di comunicare con il cellulare, al buio completo e in assenza di ventilazione, una sessantina di persone sono rimaste in balia del destino di Trenitalia. Una condizione da paese sottosviluppato del centrafrica, altro che chiacchiere e minacce che sempre più timide e sottovoce si levano dal Molise verso non si sa chi.
Dalla capitale a un capoluogo di regione 6 ore di treno, manco fosse diretto alla stazione spaziale russa, il Minuetto, la Freccia o qualunque altro treno si chiami, sono un insulto ai diritti dei cittadini. E la barzelletta che con il reclamo si ottiene il rimborso, parziale o totale del biglietto, non cancella una vergogna della quale vengono macchiate una regione e una popolazione intera.
