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venerdì, Novembre 14, 2025

Centrale a biomasse a Campobasso. Torna l’allarme in Molise

AttualitàCentrale a biomasse a Campobasso. Torna l'allarme in Molise

di ANNA MARIA DI MATTEO

Torna l’allarme biomasse nel Molise. Dopo lo stop, chiesto ed ottenuto a furor di popolo, alle centrali di Campochiaro e San Polo Matese, il tema torna d’attualità in seguito alla convocazione, da parte della Commissione Urbanistica del Comune di Campobasso, della conferenza di servizi, chiamata ad esprimersi sulla realizzazione di un  impianto a biomasse derivate dal legno. La centrale dovrebbe sorgere in contrada Mascione, sulla strada interpoderale Castellana -Ruviato.

L’autorizzazione è stata richiesta dalla società Rg1 Campobasso srl con sede a Verona, che ha già chiesto il deposito della procedura abilitativa semplificata per realizzare la centrale.

La notizia ha fatto immediatamente il giro della città, mettendo in allarme i cittadini. Al punto che i consiglieri della coalizione civica hanno presentato un ordine del giorno urgente in Consiglio comunale chiedendone la discussione. La richiesta respinta dalla maggioranza.

In sostanza, gli esponenti di opposizione chiedono di sapere di che impianto si tratti e dove sorgerà. Non solo chiedono anche di poter visionare tutta la relativa documentazione.

Ed il no, secco e deciso del centrosinistra alla discussione dell’ordine del giorno ha scatenato la dura presa di posizione della minoranza che, tuttavia, ha già annunciato che lo riproporrà  in occasione della prossima seduta del Consiglio.

Insomma, la mobilitazione popolare che qualche mese fa ha impedito la realizzazione di due impianti nel cuore dell’area del Matese non ha insegnato nulla, evidentemente. Eppure quella vicenda destò indignazione tra i cittadini molisani. Una vicenda nella quale la questione ambientale, si è intrecciata con quella dei conflitti d’interesse che ha coinvolto il presidente della Regione, Paolo Frattura, a causa del suo legame con la Civitas Srl di cui era socio e che avrebbe dovuto realizzare la centrale di Campochiaro.

Ora il problema si ripropone: ha solo cambiato nome e luogo. Ma non è cambiato il rischio per la salute dei cittadini e per l’ambiente.

 

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