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sabato, Aprile 20, 2024

Scontro sulla sanità a Termoli: “In questa Regione c’è la mafia”

AperturaScontro sulla sanità a Termoli: "In questa Regione c'è la mafia"

di MANUELA IORIO

“In questa Regione c’è la mafia. In tutti i tavoli tecnici è stato detto che le strutture private fanno interventi inappropriati. A chi appartengono queste cliniche, perché la Magistratura è sorda? Siamo stufi di questa inefficienza e ora non abbiamo più nemmeno le cure. Non ci trattate come numeri. Sono passati 8 anni e nessuno è stato in grado di tirarci fuori da questo pantano”. E’ sicuramente questo il messaggio più forte venuto fuori dall’assemblea sulla sanità che a Termoli ha radunato medici, cittadini e politici. Quello di Carolina Mancini del comitato Pro Vietri che da sempre non fa sconti a nessuno quando si parla di tagli e chiusure. Eh sì perché più volte il dito è stato puntato contro le strutture private, accreditate per il 30 per cento in Molise: troppo, anche secondo le indicazioni dei tavoli tecnici romani, rimaste però inascoltate. “E allora è possibile che nonostante da otto anni paghiamo le accise più alte d’Italia lo squilibrio sul bilancio della sanità è sempre di circa 50milioni di euro?” Si è chiesto il presidente del comitato San Timoteo Nicola Felice facendo notare come il deficit che si aggira intorno ai 430milioni di euro equivalga all’ottanta per cento del fondo nazionale che viene dato ogni anno alla Regione. “Con questi numeri si può solo fallire” ha aggiunto criticando l’odg approvato in consiglio regionale pochi giorni fa da maggioranza e opposizione, escluso il Movimento 5 Stelle: “E’ impensabile bloccare un documento a cui si lavora da più di due anni. Bisognava farlo prima” ha affermato proponendo le dimissioni del presidente Frattura e di tutto il consiglio regionale con efficacia dal primo luglio, da inviare a Renzi e Mattarella, chiedendo una modifica del decreto Balduzzi da attuare nei prossimi quattro mesi.
Una proposta che però ha trovato pareri discordanti, soprattutto quello del presidente Pro Vietri Pardo Spina che ha accusato “i poteri forti della politica che stanno distruggendo tutto” ha detto. “La salute della gente è in serio pericolo e dobbiamo decidere come protestare e farci sentire. Hanno preso tutto e ci stanno portando via tutto, anche l’intelligenza e e la parola” ha concluso. Ma l’assemblea si è scaldata quando ha preso la parola il funzionario della Regione Marinella D’Innocenzo che ha parlato di una regione divisa da campanilismi e di un lavoro che si sta portando avanti per potenziare le strutture non per chiuderle. Parole che però si infrangono davanti a quanto prevede il decreto Balduzzi, che nella logica dei numeri stabilisce la chiusura al San Timoteo di 4 reparti: Pediatria, Urologia, Otorino e Ostetricia e Ginecologia. “In questo modo torneremo indietro di 50 anni è stato detto”. Singolare poi il caso del reparto diretto dal dottor Bernardino Molinari: è prevista la chiusura sotto i 500 parti. E Nel 2014 ce ne sono stati 492. “Questo decreto non servirà a sanare il deficit perché se i reparti dovessero chiudere spingere l’utenza fuori regione. Per avere una buona sanità bisogna avere medici, personale infermieristico di comparto e attrezzature, non è possibile invece assistere a un progressivo impoverimento. Quando c’era ostetricia al Vietri c’erano sette medici a Larino e otto a Termoli. Ora ne siamo sette” ha spiegato Bernardino Molinari, che dirige il reparto di Ginecologia del San Timoteo. In sala si sono alternati diversi interventi, soprattutto di medici, che hanno fatto notare come negli anni ci si stato uno squilibrio delle risorse verso il medio e alto Molise a danno del territorio costiero. Ma soprattutto hanno fatto notare come un impoverimento del San Timoteo porterà solo altri difficoltà perché gli utenti preferiranno andare nel vicino Abruzzo, piuttosto che mettersi sulla Bifernina e raggiungere il capoluogo. “Ora cosa si può fare? Si può andare a Roma e chiedere di riconsiderare il tetto dei 600mila abitanti, ma cosa gliene può importare al Ministero. Lo sapevano tutti che siamo una Regione di 300mila abitanti dove erano i nostri governanti quando serviva?” si è chiesto Quintino Desiderio, primario di Urologia al San Timoteo.

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