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giovedì, Aprile 25, 2024

Il giorno della memoria e della vergogna. San Giuliano di Puglia, pronta la raccapricciante parata dei politici

AperturaIl giorno della memoria e della vergogna. San Giuliano di Puglia, pronta la raccapricciante parata dei politici

di PASQUALE DI BELLO

Si ripete puntuale, anche quest’anno, la parata di una classe politica inconcludente che ogni anno si ritrova a commemorare le vittime del sisma di San Giuliano di Puglia. Un rito falso e bugiardo che nasconde il dramma di chi, a dodici anni di distanza da quel tragico evento, vive ancora dentro le baraccopoli in legno.

Le ghigne e i musi delle iene in loden, anche quest’anno si esibiranno all’annuale commemorazione per le vittime di San Giuliano di Puglia. Compatti come la Muraglia cinese, e schermati dall’immancabile espressione da tagliola,  lorsignori passeranno dalla cerimonia in Consiglio regionale alla commemorazione sul luogo della tragedia. Ancora una volta, anche quest’anno, ventisette anime di bambini innocenti e quella della loro maestra, verranno uccise due volte. La prima allora, il 31 ottobre 2002, in un mattino di nuvole e luce, quando per un sisma venne giù come fosse di cartapesta la scuola Jovine; la seconda morte, tutti gli anni, in quel medesimo giorno, davanti alla parata dell’ipocrisia, dell’inconcludenza, del cinismo e della vanagloria messa in scena dalla classe politica locale. Quella di ieri e quella di oggi, tra le cui due non v‘è nessuna differenza quanto certe di bronzo gravi e solenni.

La morte di quelle povere creature, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è alla base di carriere politiche, di arricchimenti spaventosi, di ricostruzioni fasulle di stalle sgretolate da trent’anni e trasformate in ville; di mostruose menzogne raccontate da cittadini abbuffini ai tecnici abbuffini, da tecnici manigoldi a manigoldi della politica e delle imprese. Quel terremoto, infinitesimamente piccolo per tutto il mondo ma terribilmente grande per questa Regione edificata sul fieno e l’argilla, è diventato sin da subito un ciclopico affare dinanzi al quale impallidirebbero finanche gli sciacalli che ridevano al telefono nella notte de L’Aquila. Prova ne sia che oggi, a dodici anni da quella mattina di nuvole e luce, centinaia di persone sono ancora costrette a vivere in baraccopoli, con la ricostruzione complessiva ferma al 40%. Solo il territorio di San Giuliano di Puglia è stato ricostruito completamente. Una vergogna, anche quest’ultima. San Giuliano, vista oggi, sembra Las Vegas, a partire dalla ricostruzione della scuola Jovine, una cattedrale nel deserto, un moloch edificato nella convinzione malata e bugiarda che forse tanto più grande sorgesse quel monumento all’impunità, tanto più aumentasse la possibilità di riportare in vita chi se n’era andato.

Quanto è successo dopo quel terribile giorno, porta indelebili le impronte digitali della politica e del malaffare. In quella mattina di nuvole e luce, su quelle ventotto vite è passata l’ala spettrale della morte. Da quel momento, sulla loro memoria, è passata l’ala raccapricciante degli avvoltoi. A San Giuliano la classe politica dovrebbe andare solo per due ragioni, per vergognarsi e chiedere perdono.

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