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venerdì, Marzo 29, 2024

Sanità. Pastore (Veneziale): “La Salute è un bene comune e non può essere soggetta a profitto”

AperturaSanità. Pastore (Veneziale): "La Salute è un bene comune e non può essere soggetta a profitto"

di LUCIO PASTORE

Lucio  Pastore, primario del Veneziale, interviene sulla riorganizzazione sanitaria e punta l’indice su profitto e privatizzazione.

Scrivo perché il Presidente Frattura chiede suggerimenti per la Sanità e vorrei poter dare il mio contributo. Partirei da questa constatazione: La Salute è un bene comune e non può essere soggetta a profitto, non può trasformarsi in merce. Quindi il privato, che ha come fine il profitto, non può che essere complementare. L’idea di costituire commistioni di strutture pubblico-privato non credo sia possibile. Il privato, ripeto, ha come fine il profitto, il pubblico dovrebbe avere come fine il soddisfacimento di un bisogno, il diritto alla salute, senza sprecare i fondi con bisogni indotti o altri meccanismi. Carmine Ruta, nel suo progetto, aveva affidato alla sanità privata un ruolo complementare. Forse quelle indicazioni andrebbero riprese. Comunque il peso della sanità privata, sia per quanto riguarda i posti letto per acuti e cronici, sia per quel che riguarda la medicina territoriale, dovrebbe incidere per meno del 20% in ogni singola voce. Tutti i piccoli ospedali andrebbero riconvertiti in strutture ambulatoriali, RSA, lungodegenze, riabilitazioni, ospedali di comunità gestiti dai medici di medicina generale. L’emergenza territoriale andrebbe modificata ed implementata. Come in molte altre regioni, il personale del 118 dovrebbe afferire ai Pronto Soccorsi di riferimento. Questo permetterebbe di omogeneizzare l’emergenza territoriale ed ospedaliera. Andrebbero rivisti, inoltre, gli ambiti delle postazioni, in relazione ai reali bisogni. Andrebbe implementata la qualità di risposta anche con la telemedicina e con la formazione specifica per il personale delle ambulanze. La centrale operativa, invece, oltre ad avere il delicato compito di smistare le richieste provenienti dal territorio, cosa che già assolve egregiamente, dovrebbe avere, in tempo reale, la disponibilità di posti letto di tutte le specialità della Regione, per poter rispondere meglio alle richieste dell’utenza. La stessa centrale operativa dovrebbe avere collegamento con strutture analoghe di altre regioni, per eventuali trasferimenti. Sicuramente è da implementare tutta la medicina domiciliare e territoriale, che deve costituire la risposta principale al una popolazione che ha il secondo indice d’invecchiamento d’Italia. Nelle strutture per acuti le Unità operative verranno attivate in rapporto ai bacini di utenza. Se il bacino di utenza di una chirurgia è di 100.000 abitanti, il Molise ne dovrebbe avere tre. Sul territorio verranno inseriti i servizi ambulatoriali, che poi faranno capo alle unità operative. Inoltre andrebbe combattuta e superata la piaga del precariato, sia a livello ospedaliero che territoriale. Il precariato, infatti, precarizza le strutture e la società. Nell’ambito sociosanitario andrebbe approfondita e affrontata la problematica della prevenzione primaria, che deve essere implementata, nel tentativo di ridurre l’incidenza delle malattie. Spero che questo contributo possa essere utile e divenire un punto di discussione per scelte future.

 

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