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giovedì, Aprile 25, 2024

50 anni di vita della Regione Molise, tante ombre poche luci

Evidenza50 anni di vita della Regione Molise, tante ombre poche luci

di Michele Mignogna

Quale futuro ha il Molise? Quale economia può salvarlo dall’isolamento e dalla crisi? Se lo sono chiesti i politici locali in un convegno che rientra nelle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della ventesima regione, con vecchi politici, con quelli che fanno delibere bavaglio, con l’associazione degli ex consiglieri regionali che vogliono ancora avere un ruolo in questa regione, gratis, dicono, e meno male visto che li abbiamo ingrassati fino all’altro ieri, insomma di tutto si parla tranne che dei giovani. 

Non c’era il Ministro Trigilia, malato, non c’era il Presidente della SVIMEZ Giannola, malato anche lui, alla fine c’erano i politici locali, che hanno parlato a se stessi perché se non c’erano le classi terminali dell’ITAS e ITAG di Larino, la sala del Consorzio Industriale della valle del Biferno, sarebbe rimasta desolatamente vuota, e le parole che svolazzavano nell’aria. Di cosa hanno parlato? Di economia in Molise, oppure se volete, dell’economia molisana (ma che i tecnici esperti chiamerebbero diseconomia), ne hanno parlato il Presidente del Consiglio Regionale, Vincenzo Niro, quello della delibera bavaglio, poi c’era il Direttore della FIAT di Termoli, Carbonatto, il quale ha parlato solo della FIAT com’era una volta, c’era l’avvocato Fimmanò, difensore dei poteri firti molisani, ma c’era anche il Sottosegretario De Camillis, che si è espressa, finalmente, anche sulla questione delle manze, c’era il Presidente Frattura, del quale oggi si è apprezzato l’intervento e la sua posizione, e poi c’erano loro, i redivivi ex consiglieri regionali, baldi giovani di grosse speranze, rappresentati da Gaspero Di Lisa, il più combattivo, ma che poi hanno lasciato andare via senza nemmeno offrirgli il pranzo, ma andiamo con ordine, e poi c’era lui Ruta, chiamato a parlare di filiere agroalimantari in virtù della sua carica alla presidenza della commissione agricoltura del senato. Iniziato con quasi due ore di ritardo la kermesse del cinquantesimo compleanno del Molise è stata a tratti insopportabile, piena di ipocrisie ma soprattutto, se c’è capitato qualcuno che veniva da fuori, probabilmente credeva di trovarsi in qualche altra regione molto più fiorente e dinamica del piccolo Molise, che per la prima volta abbiamo capito oggi, non avere un mercato interno perché siamo troppo pochi abitanti e quindi bisogna puntare fuori, meno male me l’hanno spiegato altrimenti non ci sarei mai arrivato. Vestiti e cravatte delle grandi occasioni foulard presidenziali, hanno dominato i colori di una manifestazione grigia e piatta, dove, come si diceva, i presenti si sono parlati addosso dando un senso di lontananza dalla realtà disarmante, insomma la certificazione che la politica oggi, è veramente distante dai cittadini, c’è poco da fare  è cosi. Niro è stato il padrone di casa in tutto e per tutto, ha aperto le danze parlando di tutto un po’, di turismo e pesca di industria e agricoltura, sottolineando le capacità costiere di Termoli, che negli anni ha avuto 17 bandiere blu, salvo poi dire che nel SUD non crescono i consumi e che ha una disoccupazione del 28%, ma non si sa bene di cosa visto che non ha ritrovato il rigo nel quale glielo avevano scritto, ma ha anche detto che vede, lui, segnali di ripresa a livello europeo e nelle politiche di coesione territoriale, ci vuole la frase ad effetto sennò che presentazione è, “la crisi che colpisce l’Italia – dice Niro – ha bisogno di una nuova agenda di sviluppo per il mezzogiorno, e bisogna investire sul territorio che può diventare fonte di ricchezza e sviluppo”, niente male. Poi tocca al prof Giovanni Di Domenico, che avendo visto tanti giovani in sala ha pensato bene di fare una lezione molto performante sulla storia della DC in Molise, proprio quella DC, anzi una parte di essa, che ha portato da una parte sviluppo e dall’altra il più bieco dei clientelismi, tanto da fare scuola nei confronti delle altre regioni, per come hanno applicato in Molise la pratica clientelare, il Molise era tutto democristiano, tutto, sennò fischiavi al sole il giorno. Non ha speso una parola sul fatto che in Molise abbiamo avuto fabbriche senza operai, e senza risolvere un solo problema legato alla disoccupazione, ma anzi, ha sostenuto come d’altra parte “anche le cattedrali nel deserto sono servite a creare occupazione e sviluppo”, tranne poi dimenticarsi di dire che la disoccupazione di oggi è dovuta proprio a quelle cattedrali nel deserto, costruite e mai messe in funzioni e che oggi hanno lasciato che i loro scheletri inquinassero il Molise, e poi dicono che il problema è una mandria di manze, stranezze molisane. Ma l’intervento, per certi versi più atteso, era quello di Marco Carbonatto, numero uno della FIAT di Termoli, che ha descritto uno stabilimento completamente diverso da quello che pensavo esserci in Molise, insomma uno spot tipo quello che Mediaset sta mandando in questi giorni su quanto sono bravi loro insomma, uno stabilimento che da quando è nato ha avuto tanti successi, basta pensare che gli operai FIAT, che Carbonatto dice di avere a cuore ma che non dice una sola parola sulla disoccupazione in atto e quella prevista, ogni giorno tirano fuori “2800 motori 8 valvole, 650 del 16 valvole e circa 2000 cambi tra C510 e M40, e che nel 2009 c’è stato il record di produzione, ben un milione di motori prodotti perché erano appena diventati azienda mondiale”, insomma anche alla FIAT va tutto bene a sentire il direttore. Ma a riportare con i piedi per terra i presenti sono stati loro, gli imprenditori, che degli altri oggi sentono il peso della crisi sulle loro spalle e nelle loro tasche, quando le cosa andavano bene andavano bene per tutti, oggi non ce la fanno più e chiedono alla politica regionale di fare la propria parte, di mettersi a lavorare seriamente per il bene di questa regione, una regione che troppo spesso ha detto no inutilmente, salvo poi far calare dall’alto qualsiasi cosa, e oggi, chi investe più degli altri “ci piaccia o no” dice Frattura, sono le chimiche che hanno presentato progetti di allargamento e sui quali bisogna dare subito una risposta, altrimenti si perderà anche questo treno. Si parla poco dei giovani se non quelli emigrati in Australia, ma si parla ancor poco del loro futuro, non gli si da o non gli si vorrebbe dare una possibilità di occupazione perché qualcuno non vuole la stalla Granarolo, ma non gli si dice nemmeno di che morte devono morire, e intanto come ricorda Ruta, continuano ad andare via a lasciare questa terra che ormai con i suoi 313 mila abitanti, non ha più nemmeno un mercato interno. Il sottosegretario, dal quale a dire la verità, tutti si aspettavano anche proposte come dire, operative rispetto al rilancio di questa zona, ha detto solo che il Sud Italia, deve diventare il Nord del Mediterraneo, “anche perché – dice la De Camillis – dobbiamo ancora capire come posizionare il Molise nella geografia nazionale, siamo al centro o siamo siamo al sud, siamo al centro sud o al centro nord”, dopo 50 anni dobbiamo ancora capirlo, personalmente continuo a ripetere che soprattutto a livello culturale siamo l’estrema periferia di un Sud abbandonato a se stesso. Che dire, una celebrazione fine a se stessa, dalla quale non è emerso nulla che potremmo usare domani per il rilancio del Molise, una regione della quale non si vuole perdere l’autonomia come dice lo stesso Presidente Frattura, ma che ancora si riesce a trovare una cura per rimetterlo in sesto, a questo vorrebbero provarci gli ex consiglieri regionali che tramite Di Lisio hanno fatto sapere che sono a disposizione anche per dare consigli ai nuovi amministratori, naturalmente gratis “non vogliamo consulenze” dice l’ex consigliere (e meno male!), rappresentante di un gruppo di politici già abbondantemente ingrassati dai molisani contribuenti, e dei quali non si sente nessuna nostalgia per me potrebbero andare a giocare a briscola tutti i giorni al centro per anziani.

 

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