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mercoledì, Aprile 24, 2024

Zuccherificio: tensione in azienda sulla possibile cassa integrazione

AperturaZuccherificio: tensione in azienda sulla possibile cassa integrazione

di Manuela Iorio

Sale la tensione allo Zuccherificio del Molise, dove già da 9 giorni è stato proclamato lo stato di agitazione con il blocco dell’impacchettamento e della spedizione dello zucchero, l’unica attività che si svolge in questo periodo in azienda. Per la verità si dovrebbe fare anche manutenzione agli impianti, ma è tutto fermo e la decisione dei sindacati di proclamare lo stato di agitazione è collegata anche ai continui rinvii dell’amministratore delegato Alberto Alfieri proprio degli incontri con i sindacati per programmare l’inizio della manutenzione. Ora il clima si fa ancora più incandescente perché alcuni bieticoltori avrebbero invitato Alfieri a mettere i dipendenti in cassa integrazione, considerata la mancanza di risorse. I sindacati però non ci stanno, la Cgil parla di incoscienza, ricordando che il personale già ha subito un taglio con i 27 esuberi, che gli stessi avventizi dopo che hanno passato anni a garantire il buon funzionamento dell’azienda sono stati messi alla porta. La Cgil si chiede qual è lo scopo di questo gioco al massacro, vuole sapere chi sono gli attori di questa telenovela e quale può essere il vero futuro di un’azienda che non viene sottoposta a muntenzione. Proprio di questo si parlerà nell’incontro che Alfieri ha fissato per il 29 ottobre. Sperando che non salti ancora, sarebbe la sesta volta che succede. Intanto dopo che anche l’ultima asta per la vendita dello zuccherificio è andata deserta c’è attesa anche per la riunione tra comitato dei creditori, comissari e giudice delegato per decidere il futuro dll’azienda: se continuare ancora con la NewCo fino al 30 dicembre del 2014, data in cui scade il fitto del ramo d’azienda o se invece affittarlo alla cooperativa olandese Royal Cosun, che nei mesi scorsi è stata in visita ufficiale in azienda e che vorrebbe trasformarla in un percorso partecipativo, puntando a dividere gli utili coi bieticoltori. Quest’ultima sarebbe la strada che piace di più, anche ai sindacati.

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