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venerdì, Aprile 26, 2024

La rivoluzione della gente comune. Gli indignati contro il “Partito unico del tortellino”

AperturaLa rivoluzione della gente comune. Gli indignati contro il “Partito unico del tortellino”


di PASQUALE DI BELLO

Un popolo inferocito è quello che si è radunato sotto la sede del Consiglio regionale del Molise per manifestare contro le laute indennità e i privilegi della Casta. Il movimento degli “indignati” ha raccolto la protesta delle persone semplici, una prova generale di quella che all’orizzonte appare come la rivoluzione della gente comune contro una classe politica sorda e cieca. Melanzane, monetine e pomodori, lanciati all’indirizzo del Palazzo.

“Un manipolo di briganti”. Con queste parole, testuali, pronunciate da uno degli organizzatori, si è aperta la manifestazione degli “indignati” davanti alla sede del Consiglio regionale del Molise. Prima, durante e dopo, è volato di tutto, dai pomodori alle melanzane alle monetine, contro i vetri di un Palazzo che è sempre più distante dalla realtà amara e corrosiva della gente comune. Sotto accusa le indennità che i consiglieri regionali si sono attribuiti con la legge 10/2013, somme stratosferiche se paragonate a quelle percepite da lavoratori e pensionati, una cotoletta mensile che arriva sino 11mila 500 euro. Uno schiaffo sul viso a quel popolo che all’ingresso di palazzo Moffa ha tenuto le prove generali di una rivoluzione prossima ventura. La rivoluzione della gente comune contro la Casta. Casta tout court, senza aggettivazioni e colorazioni politiche. Nella mente di chi è sceso in piazza e che, verosimilmente, continuerà a farlo, lorsignori sono una specie di club, un partito unico del tortellino (il Put, potremmo chiamarlo così), immagine dell’opulenza grassa e spensierata nella quale navigano i diciannove privilegiati al governo e all’opposizione. Gli altri due, che mancano ai ventuno rappresentanti eletti in febbraio, sono i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle che, coerentemente con gli impegni assunti in campagna elettorale, si sono limitati ad una indennità (2mila 500 euro) da cristiani e non da supereroi come il resto della truppa.

Questa, in sintesi, la cronaca di una mattinata che ha visto protagoniste circa duecentocinquanta persone che però hanno fatto un fracasso tale da sembrarne dieci volte tante. Un buon risultato di popolo se si considera la giornata lavorativa e la mancanza degli studenti impegnati a scuola con le lezioni. Pur pacifica, la manifestazione ha avuto momenti incandescenti quando la folla inferocita ha preso di mira il cancello incatenato e allucchettato del Consiglio regionale. Non è dato di sapere chi vi fosse nel palazzo, infatti, con la sola eccezione di Antonio Federico (M5S) che è sceso tra la folla, degli altri non si è visto nessuno. Pareva di essere presenti allo sgancio di una bomba termonucleare, esperimento che di solito è preceduto da un fuggi fuggi generale e dalla messa a riparo sottoterra nei bunker. Chissà se davvero c’era qualcuno a Palazzo Moffa, in quella lugubre palazzina che più passa il tempo e più davvero lo sembra un bunker, un edificio isolato dal resto del mondo dove forse le voci comuni non arrivano più. Eppure i decibel dei manifestanti erano al massimo: “Vergogna, vergogna. Ladri, delinquenti”, è stato urlato di tutto; a un certo punto si è anche udito un “assassini” che è suonato come una sentenza inappellabile di condanna. Assassini di cosa? Della fiducia ricevuta dagli elettori, perché se c’è un dato che si aggiunge a quello della indignazione, questo è la delusione. Molti dei manifestanti, per loro stessa ammissione, hanno votato questa classe politica nella quale a pochi mesi dalle elezioni già non si riconoscono più, compresi gli elettori di Costruire democrazia (presente con alcuni dirigenti alla manifestazione) che, rispetto agli altri, hanno un doppio motivo di delusione: il rappresentante eletto sotto al proprio simbolo, Filippo Monaco, non solo li ha votati tutti i provvedimenti sulle indennità (comprese le delibere dell’Ufficio di presidenza che le ha quantificate al centesimo) ma se n’è pure solennemente infischiato del richiamo secco e perentorio ricevuto dal movimento che lo ha eletto e che gli ha intimato di dimezzarsi l’identità. Monaco, insieme agli altri diciannove, continua regolarmente a ricevere la cotoletta a fine mese.

Quello che accadrà ora non è dato sapere, salvo ipotizzare una protesta destinata a crescere. Considerando la precedente manifestazione dei 5 Stelle e, sommandola a quella degli indignati, non è difficile prevedere un’onda montante di rabbia che potrà raccogliere migliaia di persone. Mancano alcune cose, e precisamente la saldatura della protesta con gli studenti e gli operai delle mille aziende molisane in crisi, col movimento sindacale e con i pensionati, e poi la “bomba” sociale contro la casta potrebbe diventare talmente potente da indurre lorsignori a un passo indietro.

 

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