L’autore del volume si occupò personalmente delle indagini sui crimini commessi in Emilia Romagna
Un pezzo di storia liquidato e dimenticato troppo presto che si congiunge a momenti drammatici della storia del Paese. Una strage a rate la definisce Giovanni Spinosa, il magistrato che ha seguito le indagini sui crimini della Uno Bianca. E una storia politica e di mafia ancora tutta da raccontare – osserva nel suo libro presentato a Montenero Di Bisaccia, paese dell’infanzia, un volume dove ha voluto ricostruire le vicende rispolverando eventi, dati, testimonianze ed elementi non considerati. Occasione per riflettere davanti, a un pubblico di professionisti e cittadini attento e numeroso, su una realtà processuale che non sempre – si è detto – ha coinciso con quella storica. 82 imprese criminali, 22 omicidi e oltre cento feriti ma Spinosa, al di là dei freddi numeri, chiama le vittime per nome. Ognuno di loro aveva una storia e va rispettato sempre – ha detto – anche chi ha strappato i capelli al suo assassino ma il test del dna non coincide con chi è stato condannato. Ambiguità che non riguardano solo i fratelli Savi ma tanti altri aspetti delle vicende interpretati con chiarezza da Spinosa oggi presidente del Tribunale di Teramo. All’incontro, moderato da Teresio Di Pietro, sono intervenuti il sindaco, Nicola Travaglini, Antonio De Michele, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Larino e Domenico Porfido, presidente del Consiglio comunale.Il giudice Roberto Veneziano, per oltre dieci anni impegnato in Molise, ha curato l’intervento introduttivo. “Il presidente Spinosa – ha spiegato – non ha voluto fare il quarto grado del processo ma ha rotto un silenzio che durava da anni”.