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sabato, Aprile 27, 2024

Il voto e le insidie. Cosa cova sotto le braci delle elezioni regionali?

AperturaIl voto e le insidie. Cosa cova sotto le braci delle elezioni regionali?

di PASQUALE DI BELLO

Sono molte le insidie che si nascondono sotto al voto del 24 e 25 febbraio prossimi. Pericoli bilanciati equamente tra le prospettive di rinnovamento e quelle di conservazione e che, in particolare, investono tre dei candidati alla presidenza . Per Iorio, Frattura e Romano potrebbero covare braci da tenere sotto controllo e che a una settimana dal voto potrebbero risultare pericolose.

“Ci sono due modi di guardare le cose: come se uno le stesse scoprendo per la prima volta, o come se desse loro l’addio”. Prendiamo a prestito queste parole, tratte dal capolavoro di Sandor Màrai, “Le braci”, per descrivere l’arco di tempo che ci separa da quello che sarà un appuntamento decisivo per il Molise. Tra una settimana esatta, nella notte tra lunedì 25 e martedì 26 febbraio, sapremo com’è andata a finire e cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi cinque anni. Sapremo, cioè, se sarà ancora Iorio a guidare la Regione, oppure se i molisani si saranno orientati in un’altra direzione. Sapremo, in buona sostanza, se la gente di questa regione-condominio si sarà mossa verso una scelta di conservazione – tale è quella per Iorio – o, diversamente, l’opzione esercitata sarà stata verso un percorso di rinnovamento. In tal senso, e solo in questo, Iorio incarna lo schieramento conservatore, tutti gli altri quello progressista. In questo senso, e solo in questo, Iorio è l’unico che può oggi guardare alle cose “come se desse loro l’addio”, mentre tutti gli altri candidati alla presidenza possono guardare alle cose come se le stessero “scoprendo per la prima volta”.

Tutto questo, l’addio e la scoperta, verrà deciso nella scelta fatta per il presidente: quella al maggioritario. Come abbiamo avuto già modo di scrivere, le liste proporzionali, prive come sono di grandi collettori di voti (salvo qualche rara eccezione), sono degli accrocchi di cristiani messi lì alla rinfusa, senza capo né coda. Mai come in questa circostanza è stato difficile farle le liste, visto che nessuno – giustamente – è disposto a mettersi nella posizione di riempitivo. Uno, due nomi: tanto contengono le liste in termini di papabili all’elezione in Consiglio regionale, specie con l’attuale riduzione da trenta a venti consiglieri. Il resto, tutta l’infinita schiera di candidati, è materiale da tamponamento, una sorta di polistirolo umano che se ne sta inerte e un po’ fesso in attesa che l’elezione passi. Aperte e chiuse le urne, di loro non si ricorderà più nessuno. Almeno sino alla prossima elezione.

Detto questo, cosa cova sotto le braci ad una settimana dal voto? Cosa dobbiamo aspettarci? Iorio, da parte sua, se dovesse farcela, ha già fatto sapere che la sua sarà un’azione di governo più ariosa e libera da zavorre, avendo fatto ben capire di quali e quanti condizionamenti egli abbia subito da quelli che lui chiama “traditori”. Iorio giocherà il suo “secondo tempo”, come lui definisce quelli che in realtà, dopo dodici anni di governo, sono tempi più che supplementari. La sua, tuttavia, è una legittima aspirazione alla quale una risposta la daranno gli elettori. Sotto di lui covano parecchie cose. Più di tutte cova quella camarilla di ambiziosi sparafucile che a Iorio ha provocato più di un danno e che cercheranno di riprendere fuoco. Una tragica brace di consigliori dalla quale Iorio, affrancato da zavorre e “traditori”, farebbe bene a sbarazzarsi al più presto. Ne guadagnerebbe lui e ne guadagnerebbe la Regione se qualche principe della zolla tornasse all’arte della zappa.

Per Romano e Frattura (non ce ne vogliano gli altri se non li citiamo, ma limitiamo il nostro discorso a quelli che oggettivamente vediamo come reali competitori di Iorio) sotto le braci covano insidie diverse. Quella del primo è rappresentata da una campagna elettorale fatta tutta all’attacco e a testa bassa che potrebbe aver trasferito agli elettosi sì la giusta indignazione ma anche una sorta di timore per una palingenesi alla quale potrebbero non essere pronti. Le sue braci, quelle che potrebbero consumarlo, potrebbero essere quelle di una cattiva comunicazione dove è passato più la demolizione che la costruzione, più la critica che il progetto. E’ però ancora in tempo per correggere la rotta. Quanto sia prevalsa l’una o l’altro, lo sapremo solo ad urne aperte.

Quello che invece sappiamo per certo, è che sotto la brace di Paolo Di Laura Frattura cova un fuoco pericolosissimo, quello del condizionamento da parte dei compagni di strada saliti alla venticinquesima ora su quello che a loro deve essere parso il carro vincente. Lo spostamento dell’asse della coalizione verso il centro, con l’ingresso nella truppa dei fanti agli ordini di Pietracupa e Niro, ha fatto inarcare il sopracciglio a più d’uno. Il pericolo per Frattura, quindi, è che quelle braci possano fare cenere di ogni sua sacrosanta ambizione di rinnovamento. Un bel rebus da risolvere. Vedremo, se fosse Frattura a vincere, quanto coraggio e forza avrà per spegnerle queste braci. Intanto potrebbe dire che nessuno dei nuovi compagni di strada avrà ruoli in Giunta, sarebbe una bel gavettone politico oltre che un’efficace antidoto ai tizzoni ardenti.

Tra una settimana quindi, quando il fuoco e le fiamme delle elezioni saranno entrambi svampati, ciascuno dovrà fare i conti con le sue braci e i suoi tizzoni. Iorio, Frattura e Romano in particolare. Di questi tre uno è già di troppo: il sistema elettorale, per com’è messo, non consente l’elezione di più di due tra i candidati alla presidenza. Questo vuol dire che per uno di loro, oltre a quelle descritte c’è un’altra brace: quella dell’oblio. Le cose, in fondo, vanno così. “Alla fine tutto passa, come passa la vita”: come scrive Sandor Màrai nel suo capolavoro.

 

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