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mercoledì, Aprile 24, 2024

Elezioni: un sogno destinato a trasformarsi in incubo. Tra l’Italia e il Molise, centinaia di candidati destinati all’oblio

AperturaElezioni: un sogno destinato a trasformarsi in incubo. Tra l’Italia e il Molise, centinaia di candidati destinati all’oblio

di PASQUALE DI BELLO

Tra una settimana o poco più, tutto sarà compiuto. Si saranno celebrate le elezioni regionali e nazionali e di centinaia di candidati non resterà che un pallido ricordo. Per molti, quasi tutti, dietro l’angolo c’è il vuoto. Ma non è un caso: mancano, rispetto al passato, idealità e passione, unici deterrenti all’oblio.

Ci vorrebbe la penna di Tiziano Scalvi, quello dei tempi d’oro (per capirci quello dei primi cinquanta numeri di Dylan Dog), per descrivere l’incubo nel quale stanno piombando migliaia di candidati in tutta Italia e – tra Regione, Camera e Senato – qualche centinaio in Molise. E ci vorrebbe la macchina da presa di Oscar Romero per documentare la carica di zombi che stanno per sollevarsi dalla terra e mettersi in marcia a passi scomposti e braccia mulinanti. Dietro l’angolo c’è una sorta di universo che viaggia parallelo al sogno di questi giorni nel quale verranno risucchiati come in un gorgo che li squaglierà nello spazio siderale dell’oblio eterno. Le elezioni, oltre ad un fatto di democrazia, sono un fatto tragico, una grande film dell’orrore che va in onda a cadenze regolari. Una cerimonia degli addii, funerali del tutto speciali dove non sono i prossimi congiunti a pagare le esequie ma le stesse salme.

Per capirlo basti pensare alla spropositata mole di denaro che muovono manifesti, santini, santi in paradiso, spot televisivi, passaggio radiofonici, cartelloni, gadget, pin-up, stelline, hostess, pranzi, cene, colazioni, brunch, lunch, breakfast, feste, festini, gite, viaggi, visite ai santuari e agli ospizi e via elencando. Che la politica muova i soldi, non c’è dubbio, e che muova anche delle gigantesche pompe funebri è altrettanto fuori discussione. Guardate i manifesti in circolazione: tra una settimana tutte quelle facce sorridenti, tutte quelle dentiere lustrate col Sidol, tutte quelle messe in piega e quelle tinture ramate, tutti quegli slogan farlocchi e inutili; tutto questo si trasformerà in una riga di defunti, in altrettanti manifesti dove l’immagine del candidato non sarà altro che quella del candidato al trapasso. Della maggior parte dei giovanotti aitanti di oggi, delle signorine in abiti succinti, delle vegliarde inossidabili e delle cariatidi ossificate appiccicate con la Coccoina, non resterà più nulla. Cenere destinata a volare nel vento. Ma un motivo c’è, e non è di poco conto. Queste elezioni, come quelle precedenti e come quelle prima ancora e via a ritroso, almeno sino agli anni ’80, sono prive di una cosa: d’idealità. Manca l’ancoraggio ad sistema di valori, l’adesione ad una  Weltanschauung, ad una visione del mondo, come avveniva un tempo, quando ad andare di moda era la tanto vituperata ideologia. Ma se ci giriamo alle spalle, non stavamo forse meglio allora? Un tempo, a quel tempo, finite le elezioni i candidati erano ancora vivi e continuavano a far politica, perché erano persone e non burattini come oggi, uomini e donne e non sagome di cartone come quelle che oggigiorno vanno di moda. Certo, ci sono rarissime eccezioni anche al tempo odierno, ma vanno cercate col lanternino. Sono foglie che galleggiano in un mare di parvenu e mezzecalze che rischia di sommergere quel poco di bello e di buono che c’è. L’unica consolazione è che di tutta questa marmaglia vociante, tra una settimana non sarà rimasta traccia e per un po’ staremo tranquilli, anche se non per molto. Gli zombi, come noto, prima o poi si svegliano e allora ricominceremo daccapo.

 

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