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venerdì, Aprile 26, 2024

La sfida di Romano. Stop ai minuetti e alle liturgie della vecchia politica, serve un reale cambiamento

AperturaLa sfida di Romano. Stop ai minuetti e alle liturgie della vecchia politica, serve un reale cambiamento

di PASQUALE DI BELLO

Il leader e fondatore di Costruire democrazia, Massimo Romano, rompe gli indugi e si candida ufficialmente alla presidenza della Regione. Un gesto che mette fine alle estenuanti trattative col Pd tese a ricompattare il cartello delle opposizioni. L’appello ad andare oltre gli schemi e le sigle a favore di una larga partecipazione della società civile.

Quello di Massimo Romano ricorda il seguito dei Grateful Dead, la mitica band californiana ispirata e guidata da quell’eccelso chitarrista che è stato Jerry Garcia. Un pubblico festante, quello di Romano, che non perde nemmeno uno dei suoi appuntamenti. Come un tempo (i Grateful Dead si sono sciolti nel 1995 con la morte di Gracia) esistevano i deadheads, oggi possiamo dire che esistono i romanoheads. Medesimo seguito, medesima festa, diversa l’estrazione sociale: a seguire i Dead erano migliaia di hippies reduci dalla sbornia psichedelica della metà degli anni ’60, a seguire Romano, invece, è un popolo recente e trasversale che va dal professionista, all’operaio, all’imprenditore.

Davanti a questa gente, presente e numerosa, Massimo Romano ha mollato definitivamente gli ormeggi e ha preso il largo. “Sono candidato alla presidenza della Regione”, questa la sua affermazione netta e chiara che taglia la testa al toro e che rimette in chiaro una nebulosa che si era condensata nei giorni scorsi sulla vita politica regionale. Romano, con l’intento di unificare le forze di opposizione, aveva dato disponibilità a un passo indietro rispetto alla sua candidatura, a condizione che la coalizione ricompattata puntasse su un nome diverso da quello di Paolo Di Laura Frattura. Come siano andate le cose, lo ha spiegato Romano: una perdita di tempo, in pratica. Soprattutto la melina del Partito democratico era diventata insostenibile e rischiava di trasformare la trattativa in corso in sabbie mobili capaci di risucchiare ogni tentativo di cambiamento. Ecco la rottura degli ormeggi e degli indugi. Romano c’è e ha preso il mare aperto.

Una candidatura, come lui stesso ha spiegato, che si propone di rompere definitivamente lo schema della vecchia nomenclatura gattopardesca, quella che finge di cambiare tutto per non cambiare nulla e per mantenere a se stessa vecchi e nuovi privilegi. Romano di riferimenti a questo sistema ne fa tanti, presi da questo anno e mezzo di legislatura trascorso tra i banchi – questa l’accusa più grave – di un’opposizione connivente con la maggioranza.

Chi convergerà su Romano è ora da vedere, anche se lui tiene a precisare che più che alle sigle guarda alle singole persone e alle singole adesioni provenienti dalla società civile. Insieme a lui, probabilmente, correrà il movimento di Antonio Ingroia, Rivoluzione civile. Vi è poi la questione legata alle elezioni politiche, competizione nella quale Costruire democrazia dovrebbe correre col proprio simbolo. Una valutazione positiva, a chiusura del suo intervento, Romano la fa sul rettore dell’Università del Molise, Giovanni Cannata. “Un nome che stimo – dice – e che vedrei bene per una candidatura al Senato”.

La barca di Romano è partita, diranno le prossime settimane e gli elettori fin dove si spingerà

 

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