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lunedì, Aprile 29, 2024

C’era una volta il sorriso di Beppe Viola

QDC'era una volta il sorriso di Beppe Viola

Sono già trent’anni che è morto Beppe Viola. Forse amato più da morto che da vivo, e non parlo di famiglia, amici (ne aveva tanti), ma di attenzione, rispetto, riconoscimenti ufficiali. Era consapevole del distacco, per non dire emarginazione, derivanti dal suo modo “altro” di essere giornalista sportivo. “Tengo duro per migliorare il mio record mondiale di mancata carriera”, diceva. E sorrideva. Sorrideva spesso, el gh’aveva du oeucc de bun, come quello che portava i scarp del tènis, le palpebre un po’ pesanti anche se non aveva fatto tardi. Sulla copertina di “Vite vere compresa la mia” il disegno di Altan è come una fotografia. Il libro è del 1981. “Quelli che” è del 1975. Forse la ripetizione sistematica di “quelli che” è partita da una poesia di Prévert, ma tutto il resto è Milano, è Italia, è gioielleria di precisione, è satira, è umanità. Ringrazio Umberto Eco per la descrizione di “quella” Milano uscita sabato su Repubblica. Perfetta. In “quella” Milano è nato Beppe Viola il 26 ottobre 1939, ci è cresciuto ed è morto il 17 ottobre 1982, mentre stava montando in Rai il filmato di Inter-Napoli 2-2.

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