Il peggio deve ancora arrivare. Per l’occupazione il 2012 è stato un anno orribile, ma i prossimi non saranno affatto meglio. Non siamo ancora fuori dalla recessione e quando, prima, si allenterà la discesa del Pil e poi ripartirà l’economia, i tassi di crescita saranno talmente bassi (ben lontani dal 2%) da non essere in grado di produrre un significativo incremento dell’occupazione. Il tasso di disoccupazione ha toccato l’11,1%, in un solo anno un balzo del2,3 %. Ci sono quasi tre milioni di italiani che cercano lavoro e che non lo trovano. Il 36,5% dei giovani non ha lavoro. E tra i tre milioni di precari quasi tutti sono giovani. Resta stabile l’occupazione di uomini e di donne nella fascia di età matura.
Non ci sono ricette magiche. Dalle risposte che quattro esperti (il sociologo Luciano Gallino, l’economista Pietro Garibaldi, il giuslavorista Pietro Ichino e il Chief economist della Confindustria, Luca Paolazzi) hanno dato alle domande di Repubblica.it, si capisce che chi cerca un’occupazione deve fare i conti anche con i difetti strutturali del nostro mercato del lavoro. Paghiamo le scelte non fatte nei decenni passati e la riforma Fornero non è affatto in grado segnare un cambiamento di rotta.
1) L’aumento della disoccupazione è certamente dovuto alla recessione che ha colpito l’Europa. Ci sono però delle specifiche cause italiane?
Luciano Gallino: “Sì, c’è una specificità italiana. E ha a che vedere con il deterioramento della struttura industriale, cominciata molti anni fa, e che ci vede agli ultimi posti in Europa quanto a presenze di grandi aziende. Che sono poi quelle che possono fare ricerca, sviluppo e formazione. Ma anche quelle che pesano sulle esportazione e sulla bilancia commerciale”.