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mercoledì, Aprile 24, 2024

Indovina chi viene a cena?

Idee e opinioniIndovina chi viene a cena?

cenadi ANNUNZIATA D’ALESSIO

 

Indovina di chi è la cena…? E se la cena in questione fosse quella di Trimalcione? Due battute. Evocazioni e connotazioni dalla cena più famosa del mondo classico. È stato il ginepraio mediatico-giudiziario di questi giorni – e lo sarà per quelli a seguire – la decantazione di un convivio per una cena “pesante” da digerire, tanto più se non consumata (…ma solo delirata!). Tuttavia l’opulenta incertezza o infondatezza che contorna il banchetto e lo sforna infarcito di tendenziosità sulla sua origine, sulla location, sui commensali, la natura eccentrica e pretenziosa (fino a farne il “particulare” tout court…!), sono tali da solleticare vagamente alla memoria un altro cenacolo, di sicura reminiscenza scolastica: la cena di Trimalcione.

Chi pensa che la letteratura antica sia niente più che carta morta, tediosa e superata, non sa leggere il mondo e in esso la società con i suoi riferimenti. È questo il caso del Satyricon, testo antico, magistrale nella carica dissacrante ed esauriente nella resa rappresentativa. Attribuito a Petronio nel I secolo d.C., considerato un primo esempio di quello che sarebbe poi diventato il romanzo moderno, è passato alla storia per due sintomatiche ragioni. La prima è la lacunosità, che ne fa ancora oggi un “caso” aperto a indagini e ipotesi (senza reato…!), dalla difficile comprensione. La seconda è l’ironia, che lo attraversa integralmente, unico strumento di un eccezionale “reportage” satirico al contempo denuncia di una decadenza di pensieri, azioni e anche parole, che fanno dell’arte retorica una pura forma di declamazione imprecisa e avventata. Un realismo irreversibile fotografa un Impero neroniano, dove l’aristocrazia storica viene soppiantata dai “nuovi ricchi”, che irrompono con la loro forza economica e dominano la scena politica. La cena di Trimalcione, infatti, la porzione maggiore del frammentario capolavoro petroniano, si offre al lettore in uno snodo grottesco di fasto, tracotanza e cattivo gusto, al cui interno l’autore tratteggia lo scenario di una società in degrado, dalla quale emergono carenze psicologiche e culturali che ne denunciano lo spessore.

La Cena Trimalchionis, dunque, se analizzata nel suo valore intrinseco, racconta di noi, del nostro mondo alla rovescia, del “depaysement” generale che confonde tutto, sia pure senza persuadere tutti, ma soprattutto ci ricorda, nel taglio stilistico, nel suo acume parodistico di genere, il ruolo della scrittura come mezzo non solo informativo ma rivelatore e educatore, senza paura, materia di forma e sostanza che ha nella verità il solo spirito…!

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