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martedì, Settembre 30, 2025

Memorie televisive. Tribuna politica

QDMemorie televisive. Tribuna politica

Una volta la politica in televisione entrava in modo molto mediato, negli anni Settanta i comizi erano ormai quasi completamente passati di moda, ma la Rai aveva mantenuto il vecchio sistema nato nel decennio precedente, prima con “Tribuna elettorale” e poi con “Tribuna politica”. C’era in effetti l’uso quasi maniacale del bilancino – inteso come cronometro – per non fare torto a nessuno dei partiti rappresentati in Parlamento, che erano poi quelli che avevano diritto di accesso nelle tribune.

In questo articolo cerchiamo di spiegare, e insieme di capire, come funzionava “Tribuna politica”. Il meccanismo era abbastanza semplice: un moderatore, in genere un giornalista-dirigente Rai, aveva il compito più che altro di fungere da “cronometrista” sia nei dibattiti tra esponenti di vari partiti (talvolta tutti, in altri casi si procedeva secondo sorteggio), sia nelle conferenze-stampa con i leader di partito, nelle quali era presente un gruppo di giornalisti, rappresentanti ognuno di una testata sorteggiata. La platea veniva poi rimpolpata attraverso alcune comparse in giacca e cravatta che fingevano di prendere appunti, non che questo giovasse allo scarso dinamismo della trasmissione. Nella conferenza-stampa il leader di turno era affiancato dal suo capoufficio stampa, che però non aveva diritto di parola. Sedeva alla sua destra, mentre alla sua sinistra c’era il moderatore. Sul tavolo campeggiava il cronometro luminoso, vero padrone della trasmissione.

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