di MARTA MARTINO
Trecentoottantacinquemila euro è la somma che la Fondazione Giovanni Paolo II ha stabilito come appropriata per cancellare quelle che ritiene, a quanto pare, parole offensive e false. Quelle che il mensile Il Bene Comune ha pubblicato a febbraio scorso. Nello specifico si tratta di un dossier dal titolo «Sanità. Caccia al tesoro pubblico». Una ricostruzione, a firma di Paolo Di Lella, della situazione politica regionale negli ultimi 20 anni, della nascita della Cattolica in regione, del rafforzamento del Neuromed, del continuo impoverimento di mezzi e personale del Cardarelli fino ad arrivare allo sciagurato piano di riordino attuale. Due le interviste realizzate dal giornalista, una a Lucio Pastore e una ad Italo Testa. Ed è proprio quest’ultima che alla fondazione non è piaciuta e che ha fatto scattare la decisione di chiedere ben 385mila euro di risarcimento. Ad Italo Testa, presidente del Forum per la sanità pubblica, perché ha detto quello che pensava senza filtri, al giornalista che ha realizzato l’intervista e l’ha scritta e al direttore del mensile Il Bene Comune, Antonio Ruggieri, perché l’ha autorizzata e pubblicata. Un’azione che ha lasciato perplesso non solo il presidente del Forum per la sanità pubblica, ma anche la redazione del mensile, che ha amaramente commentato: l’azione della Fondazione Giovanni Paolo II s’inquadra molto bene nel degrado del Paese, dove i poteri forti tentano di impedire la libertà di stampa e d’opinione con richieste risarcitorie faraoniche. Il Bene Comune, fa sapere, avrebbe accettato volentieri la richiesta del “diritto di replica” da parte della Fondazione se questa l’avesse chiesto, come d’altronde stabilisce la deontologia professionale, e anche per la convinzione che tutte le opinioni, anche le più eretiche e scomode, vadano rispettate e espresse. Ma a quanto pare chi gestisce la Fondazione ha ritenuto di dover operare in maniera differente, contribuendo a peggiorare il clima già avvelenato da comportamenti omissivi, rifiuti ad accedere alla documentazione, fino ad arrivare alla lettera anonima minatoria pervenuta al presidente del Forum in difesa della salute pubblica, Italo Testa. Una degenerazione della qualità del dibattito democratico, avverte il Bene Comune. Il presidente Frattura chiede alla stampa di abbassare i toni quando parla di sanità- recita il comunicato della redazione del mensile-, ma noi siamo convinti che sia stato proprio il metodo poco chiaro e pressappochista adottato da Frattura sulla sanità della nostra regione ad arroventare il clima intorno ad una riforma indispensabile, ma che si sarebbe dovuta progettare insieme ai lavoratori della sanità e dei cittadini molisani. Frattura ha voluto operare da solo, esautorando addirittura il Consiglio regionale dalle sue fondamentali funzioni.