di GIOVANNI DI TOTA
Un giubbotto di jeans e il cappuccio in testa. Un gesto rapido e poi le fiamme. Proprio davanti alla telecamera della video sorveglianza.
Ai carabinieri è bastato guardare i filmati delle altre telecamere della zona, tra corso Bucci, via Mazzini, viale Elena per risalire al 35enne che ha appiccato il fuoco al portone dell’ingresso laterale del Mario Pagano.
Un dipendente delle Poste che in passato ha lavorato in provincia di Rimini, residente in città nel quartiere Vazzieri. Un giovane di buona famiglia, dice chi lo conosce.
Lo hanno fatto uscire da un ingresso secondario, per evitare il contatto diretto con i famigliari di Domenico Di Maria, il custode del convitto che si era accorto dell’incendio e imbracciato l’estintore era corso verso la porta per spegnerlo. Ma a quel portone non è mai arrivato.
Lo conoscevano in tanti, Mimmo. Era uno dei portatori dei Misteri. Una passione che aveva da piccolo, come ha ricordato la sorella Maria a Telemolise. E proprio per tenere fede a quell’impegno aveva fatto degli accertamenti solo qualche settimana fa.
Giustizia, chiedono i famigliari del custode. A carico del 35enne, al momento, c’è solo l’ipotesi di incendio doloso e per lui è scattata la denuncia a piede libero. Ora la procura dovrà attendere l’esito dell’autopsia per chiudere il cerchio delle indagini e mettere ogni tassello al suo posto.
