di ANNA MARIA DI MATTEO
Anche quest’anno, come accade ormai da molti anni a questa parte, sarà una Pasqua difficile per tante famiglie molisane.
In tanti, hanno perso il lavoro. E sono tanti i lavoratori in cassa integrazione, senza futuro.
Quella che il mondo della cristianità celebra oggi è una Pasqua amara, come hanno ricordato i sindacalisti della Uil Pasquale Guarracino e Daniele Capuano della Cgil che tornano a lanciare l’allarme per una situazione divenuta insostenibile e che ha assunto le caratteristiche della vera emergenza sociale.
«Tutti i settori sono in crisi, tutti i settori sono al collasso – hanno denunciato – ma l’unico elemento che si registra, in una situazione così drammatica è una guerra interna alla politica. Il Molise è allo sbando totale – hanno aggiunto i due sindacalisti – e l’azione posta in essere dalla politica è contraddistinta da uno strano quanto inaccettabile rigore rivolto in maniera inspiegabile ai lavoratori molisani che vedono tagliare i posti di lavoro, chiudere le aziende o perdere l’unica fonte di reddito».
Un rigore a senso unico, secondo i sindacati, perché mentre da un lato la scure dei tagli si abbatte in maniera indiscriminata sul mondo del lavoro, dall’altro non tocca minimamente le laute indennità della casta, mantenendo intatti i privilegi.
I rappresentanti sindacali della Uil e della Cgil chiedono, allora l’istituzione di un tavolo per affrontare tutti i problemi che riguardano l’occupazione e lo sviluppo del Molise. L’apertura di una discussione seria sulla legge del commercio, la predisposizione di gare di appalto, in tutti i settori. E poi, c’è la necessità, è la richiesta del sindacato, di una regolamentazione del settore del turismo, di un intervento serio e concreto nel comparto dei servizi. Perché ad oggi, hanno denunciato, non è stato fatto nulla.
«Auguriamo alla politica molisana di vivere una Pasqua con la stessa gioia che accompagnerà le migliaia di famiglie molisane ormai allo stremo e che non avranno nulla da mettere a tavola in questo giorno di festa», è l’amara conclusione dei sindacati.
