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venerdì, Novembre 14, 2025

Vigili urbani, figli spuri della Regione: uniformità, mezzi e formazione professionale

Idee e opinioniVigili urbani, figli spuri della Regione: uniformità, mezzi e formazione professionale

polizia-municipale-1508x706_cdi Claudio de Luca

Chissà se c’è del vero nel racconto di Cipriani, personaggio autorevole del Risorgimento ed animoso esponente della corrente di osservanza sabauda. Viene considerato il maggiore indiziato di quel geniale “Ordine della Marina borbonica” che, più di ogni altra cosa, rende l’idea della sostanza che – se mantenuta separata dalla forma – non potrà mai condurre a buon fine. Il contenuto? “All’òrdine, facìte ammuìna. Tutte chille che stann’ a poppa vann’a prora, e chille che stanne a prora vann’a poppa. Chille che stanno a dirìtte vann’a sinistra e chille che stanno a sinistra vann’a dritta. Tutte chille che stanne abbascio vanno ‘ncoppa e chille ca stanne ‘ncoppa vanno abbascio, passanne tutte po’ stésse pertùso. Chi nun tène nente a fà, s’areméne accà e allà”.

In effetti, la forma è sostanza. Come fanno a non comprendere tale verità quei componenti delle Forze dell’ordine che, nell’espletamento del proprio servizio, si presentano poco ordinati, senza indossare il berretto oppure calzandone di diversi da quelli ordinari? Bene spesso i più curiosamente equipaggiati sono i Vigili urbani del Molise. Ma sarebbe ingiusto attribuire ad essi una colpa da ascrivere piuttosto ai Sindaci dei vari Comuni che – mentre sprecano fondi pubblici per organizzare feste di piazza – non mostrano di avere manco lontanamente il pensiero di vestire per bene dipendenti appartenenti ad una struttura che costituisce il biglietto da visita dell’intera comunità. Purtroppo, fra tutti i Corpi di polizia, quello locale è l’unico  che, per sua natura, non può avere un’organizzazione ed una direzione tecnico-politica centrale. All'”unificazione” dovrebbe provvedere la Regione che, però, affaccendata in ben altro, si mostra negligente nei confronti dei “Berretti bianchi” ad onta della competenza in materia che il legislatore nazionale le ha conferito. Per ciò stesso, i Vigili soffrono di vincoli e di condizionamenti che non danno la necessaria unicità di indirizzo a fronte della diversità dei singoli contesti comunali. E così impulsi, interessi, vincoli locali (con i compromessi politici e morali che ne sono alla base) si scaricano fatalmente sui singoli corpi e servizi. Almeno sino a qualche tempo addietro, chi si salvava era il Carabiniere. Ma oggi accade di incontrarne di trasandati pure tra di loro, ad onta dell’occhiuta vigilanza degli Ufficiali, diretti superiori. Lo stesso dicasi per le Guardie di Finanza e per la Polizia di Stato.

Perché scriviamo queste cose? Perché siamo convinti che la forma sia tutto. Ne era consapevole l’Imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe che, una notte, pensando di essere prossimo a morire, aveva fatto convocare il medico di Corte. Questi – a causa dell’animazione del momento – era accorso presso l’illustre capezzale indossando una veste da camera. Ma, proprio a causa di questo suo abbigliamento estemporaneo, si era sentito raggiungere dalla voce fioca del vecchio coronato che, vistolo arrivare in quelle condizioni, disse:”Perché non ha indossato il frack?”. Purtroppo oggi non si fa più caso a particolari che pure sono importanti. Quante volte, nel corso di riprese televisive, si vedono cardinali che, attraversando una stradina di Roma Capitale, incedono, poco austeramente, reggendo delle borse. Sembrano proprio dei comunissimi rappresentanti di commercio oppure attori cinematografici che, finito di recitare la parte di ecclesiastici in scena, stiano andandosene a casa per mutarsi d’abito. Cecco Peppe aveva compreso tutto questo; e, quindi, non ignorava che l’etichetta, la forma (o comunque l’aspetto esterno) non fanno di per sé grande un uomo o una categoria mentre è pur vero che – quando si occupi un posto eminente (o comunque di pubblico interesse) – occorra assumerne non solo la responsabilità morale quand’anche l’immagine esteriore. Il re siede sul trono (che è scomodo) e si pone in testa la corona (che pesa); e si sottopone a ciò soltanto per fare un piacere ai sudditi. Costoro non si sentirebbero giustificati nell’obbedirgli se egli si presentasse alla loro stregua, seduto su di un comunissimo scranno di legno e con una berretta floscia posta di sghimbescio. E così è per l’agente di polizia locale che, se meglio equipaggiato e più opportunamente istruito, darebbe un senso diverso al suo incedere ed alla sua operatività.

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