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martedì, Aprile 30, 2024

Agnone, dopo la ‘Ndocciata di scena il presepe del disagio sociale

EvidenzaAgnone, dopo la 'Ndocciata di scena il presepe del disagio sociale

Un’edizione più contenuta nei numeri rispetto a quella dell’otto dicembre, ma di gran lunga più sentita. Per gli agnonesi è questa la vera ‘Ndocciata. E poco importa se si fa tardi al cenone della vigilia: l’importante è esserci, per dare continuità a una tradizione che la Atene del Sannio conserva e tramanda con orgoglio. Come sempre il crepitio delle torce di ginestre e abete bianco ha preparato il terreno alla rappresentazione del presepe vivente. Quest’anno l’attenzione si è concentrata sul disagio sociale. Il “presepe spopolato”, nasce dall’idea di un parroco calabrese, don Mimmo Battaglia, poi rilanciata da Domenico Lanciano, responsabile dell’Università delle generazioni. In cerca di speranza e perdono si sono incamminati verso la grotta la mamma disoccupata, l’ugandese in cerca d’acqua, la prostituta albanese, il disabile, l’omicida 16enne, la giovane sieropositiva e un ricercatore costretto a emigrare, ma non con la valigia di cartone, bensì con il pezzo di carta, la laurea. Nel finale sulla scena sono comparsi i rappresentanti delle associazioni di volontariato. Anche loro si sono raccolti in preghiera davanti a Gesù Bambino, quest’anno interpretato dal piccolo Federico Miscischia. Una preghiera silenziosa, che ribadisce il loro impegno verso gli ultimi. Il presepe vivente della vigilia di Natale è un altro pezzo di storia di Agnone. Viene riproposto da oltre 50 anni. I testi sono curati da Giorgio Marcovecchio, mentre la direzione artistica è affidata a Giuseppe De Martino.

 

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