di ANNA MARIA DI MATTEO
«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Recita così l’articolo 32 della Costituzione italiana, la carta fondamentale sulla quale poggia le sue basi la nostra Repubblica. Eppure nel Molise questo articolo, come molti altri, anch’essi fondamentali, viene ripetutamente ignorato e disatteso. E la prova è sotto gli occhi di tutti, quotidianamente.
Nella nostra regione è vietato ammalarsi e quando ciò si verifica, beh, allora sono davvero guai. Perché gli ospedali sono diventati enormi scatole vuote, all’interno delle quali si aggirano, quasi smarriti, i pochi medici ed infermieri rimasti. Nei nostri ospedali manca il personale medico, infermieristico ed ausiliario. I primi licenziamenti sono già scattati lo scorso 31 luglio, quando sono tornati a casa 50 ausiliari e 6 autisti. Ma il peggio deve ancora venire, perché, il 31 dicembre, scadranno i contratti di 250 medici, che non hanno maturato i requisiti per la stabilizzazione, mentre ci sono altri 200 contratti anche quelli a rischio.
Dunque manca il personale, ma mancano anche i farmaci. Al pronto soccorso del Cardarelli i familiari dei pazienti accompagnati lì, in diverse occasioni sono stati costretti ad andare in città e comprare, di tasca propria, i medicinali, tra cui antibiotici ed antinfiammatori e riportarli in ospedale per farli somministrare ai familiari in attesa di cure.
Accade anche questo negli ospedali molisani. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, quello che resta ancora nascosto, ha proporzioni e dimensioni ancor più drammatiche.
Nel frattempo si attende l’attuazione del decreto Balduzzi, un provvedimento che, tra le altre cose, ridisegna la rete ospedaliera. Ed in questa operazione di taglia e cuci, il Molise perderebbe la maggior parte degli ospedali, con il Cardarelli di Campobasso, che diventerebbe presidio ospedaliero di primo livello a causa della perdita di diverse specialità. In tutto questo il commissario ad acta Paolo Frattura ci sta mettendo molto del suo. Un esempio? Come noto, il Tar ha annullato tutti i provvedimenti del commissario ad acta che puntano a ridurre la funzionalità dell’ospedale di Venafro e quello di Larino. Ma Frattura che fa? Annuncia il ricorso al Consiglio di Stato, smentendo se stesso quando aveva promesso che non avrebbe chiuso il Santissimo Rosario, e che avrebbe finanziato, di tasca propria, il ricorso del comitato Pro Vietri contro l’allora presidente Iorio per non farlo toccare. Non solo non ha mantenuto fede agli impegni assunti pubblicamente con i cittadini, ma ha addirittura deciso di opporsi alla decisione del Tar.
E poi viene da chiedersi che fine abbia fatto l’idea della clinica universitaria, che vedeva la facoltà di Medicina dell’Università del Molise, in prima linea. Di quella ipotesi nessuno più parla… Come nessuno parla dei piani operativi presentati al tavolo tecnico dal commissario, su cui lo stesso ha fatto scendere il silenzio più assoluto. Chissà per quale strana ragione.
Intanto, chi può, fugge dal Molise per curarsi, perché, come ricorda il titolo di un noto film del fratelli Coen, adattato alla nostra situazione, questo non è un paese per vecchi. Perché quelli, ormai, hanno perso ogni speranza di ricevere assistenza adeguata.



