12 C
Campobasso
giovedì, Novembre 20, 2025

La disarmante comicità dei graffitari molisani

EditorialiLa disarmante comicità dei graffitari molisani

di Claudio de Luca

I graffitari, quando non imbrattano malamente un muro, si rivelano artisti autentici e finiscono col comunicare un’immagine verace del Molise. Questa categoria vanta un filone di “maggiori” ed uno di “minori”; ma pure le “realizzazioni” di questi ultimi sono ricercate per la goduria di certe uscite di grandissima calligrafia. A Larino lo scalo ferroviario venne rimesso a nuovo alcuni decenni or sono. Ma, col tempo, la distesa di granito rosa, che ne rivestiva le pareti, fu tramutata in una indefinita lavagna. In un angolo, un “fan” del più grande cantautore bolognese aveva scritto – in corsivo – sempliemente “Lucio Dalla”. Ci volle poco, ed il “genio” di un ignoto graffitaro ebbe a manifestarsi con l’aggiunta di pochi tratti: una zampetta alla “o”, una virgola tra il nome ed il cognome e la “d” di quest’ultimo resa minuscola. Ne sortì l’esortazione indirizzata ad una giovane, dal nome ignoto, di cui alla posterità veniva tramandato il solo nome e l’indole ritrosa che l’Autore avrebbe voluto rimuovere con quella sua esortazione:”Lucia, dalla!”. Mezzo secolo fa, quando esistevano ancora i vespasiani e le latrine pubbliche, i “poeti” da cesso potevano fruire di questi “teatri” maleolenti per esternare ciò che si sarebbero inventati nel momento del “bisogno”, magari esprimendo per intero il loro “potenziale”. Il lettore più attempato ricorderà i tanti “slogans” mussoliniani, leggibili ancora oggi sui muri (come a Casacalenda oppure, una volta, a Larino, sul prospetto laterale della chiesa di S. Stefano). In questi ultimi casi, si trattava di graffiti da classificare tra la tipologia “storiografica”: la testa del Duce; l’affermazione “Torneremo!”, per alludere all’Africa orientale; la precisazione “Af-fermo, ne-lla ma-nie-ra più ca-te-go-rica, che tor-ne-re-mo in quelle terre”; il motto “Vinceremo!”. Il tema del ritorno è rimasto famoso nel centro frentano dove, sino agli Anni ’70, viveva un ex-sottufficiale della Milizia che – a chi l’avesse salutato, augurandogli “Ritorneremo!” – soleva replicare, con autoironico (ma incrollabile) fideismo: “Immancabilmente! Ma sarà nu ccone déffìcele”. Se passiamo a Termoli, si rileva che, molto praticamente, nessun amministratore (nostalgico o progressista che fosse) ha mai pensato di ricoprire certe allusioni storiche minimali vergate dai vari estemporanei “zi’ Vaselucce” fascisti. Bisogna convenire che è buon segno quando una società sia riuscita a metabolizzare talune vicende, seppure considerate poco piacevoli. Il graffito-principe – quello che supera tutti – era visibile in Isernia, incastonato sulla parete di un’immancabile ritirata “d’antan”. Il babbo del mio babbo soleva raccontare del camerino di comodo di un locale, posto in posizione centrale nel capoluogo pentro, dove era stato possibile leggere:”Qui la faccio e qui la lascio; mezza al Duce e mezza al Fascio”. Solerti uomini della Milizia avevano provveduto ad eliminare la lampadina, di modo che la scritta non potesse essere più letta da quanti fossero stati necessitati a frequentare quel luogo. Ma il giorno dopo, con enorme disappunto, quelle solerti camice nere ne rinvennero una seconda:”Qui la faccio senza luce, niente al Fascio e tutta al Duce”. Insomma, l’ignoto verseggiatore, preso atto della chiusura mentale dimostrata dagli uomini della Milizia, aveva operato una definitiva scelta di campo, largheggiando con una scritta (fecale!) dedicata interamente al “puzzone”. Ma “voila la différence” quando, dal passato, si transita al presente e leggiamo le righe, più localistiche e peregrine, dedicate all’ex-Assessore Vitagliano. Una scritta, impressa sulle pareti della sala d’aspetto ferroviaria termolese prima della penultima tornata elettorale, diceva:”I’ te frèche n’ata vota. / Vitagliano, non ti voto!”. Più tardi, resi noti i risultati, il politico termolese era stato chiamato dal Presidente Iorio ad assumere la guida di un importante Assessorato. Ed ecco che, all’originario messaggio, conseguì la pepata replica di un altro chiosatore (di certo più legato al politico termolese):”Vitagliano mo’ s’essètte, / E a tte ‘a purghe te fa èffètte”.

Ultime Notizie