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mercoledì, Novembre 19, 2025

Formazione professionale, Petraroia porta il settore al collasso

AttualitàFormazione professionale, Petraroia porta il settore al collasso

Lo ha ripetuto anche nell’ultimo incontro, avvenuto un paio di giorni fa, nella sede dell’assessorato di via Toscana: “Fin quando ci sono le inchieste giudiziarie, sulla formazione professionale non si muove foglia”.

E così Michele Petraroia, ex battagliero e contestador a capo di operai in odore di licenziamento, poi segretario del maggiore sindacato italiano, diventato assessore regionale al lavoro, sembra essersi trasformato nel principale avversario dei lavoratori.

Di quelli in cassa integrazione, dei precari, di chi il lavoro ancora non ce l’ha e di chi rischia di perderlo. Come quelli che operano nella formazione professionale, settore ormai alla canna del gas, congelato da Petraroia con la consapevolezza di rischiare il tracollo. Il motivo, addotto anche nell’ultima riunione con i formatori e i rappresentanti degli enti, le indagini in corso in tre o quattro procure d’Italia che hanno messo nel mirino alcune società che hanno svolto corsi in Molise.

Come se l’assessore ai lavori pubblici decidesse il fermo degli appalti perché due o tre imprese sono finite sotto inchiesta. Una scelta votata all’autodistruzione. Con la differenza, non proprio trascurabile, che a finire in fondo al burrone, se la scena non cambierà rapidamente, saranno migliaia di persone e non una sola.

Fino a qualche anno fa, peraltro, il Molise era una sorta di eldorado, anche per le regioni vicine, perché i corsi venivano svolti fino al 70 per cento con la formula della formazione a distanza on line e grazie alla cadenza delle autorizzazioni, che avvenivano ogni trimestre, riuscivano a formarsi migliaia di persone.

In ogni cesto di frutta c’è qualche mela marcia. E da anni, anche in quello della formazione professionale si muovo personaggi di dubbia trasparenza. Ma questo, è la tesi anche della maggior parte degli enti, non deve penalizzare un intero comparto.

Peraltro, proprio per arginare alcuni fenomeni che hanno affondato le radici in un terreno fertile, gli stessi enti, una quarantina su cinquanta, hanno messo a punto una legge innovativa. Il cui cardine poggi su un principio nuovo: la Regione non finanzia più direttamente gli enti, ma concede dei buoni alle persone che vogliono formarsi e che scelgono direttamente dove investire e spendere i vaucher. Un meccanismo che di sicuro costringe gli enti ad essere competitivi e a stare sul mercato, offrendo corsi all’avanguardia e in grado di rispondere alla domanda di quel tipo di specializzazione.

Un metodo già sperimentato in altre regioni e sul quale lo stesso Renzi basa i suoi interventi sull’importanza della formazione professionale.

I tempi per metabolizzare le novità, anche in Molise, sono tuttavia tipicamente meridionali. Dunque, la legge è ferma senza alcuna spiegazione in un cassetto. L’ultima autorizzazione concessa dalla Regione risale all’aprile del 2014. Un atteggiamento, oltretutto, che cozza proprio contro una legge regionale che prevede le autorizzazioni trimestrali. E così, oltre alla fuga dei giovani alla ricerca di lavoro, uno su due in Molise non ha ancora un posto, è cominciata anche l’emigrazione alla ricerca di un attestato formativo: verso Puglia, Abruzzo e Campania.

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