Gente che suona al campanello di casa dicendo di essere un poliziotto o un carabiniere. O un operatore del gas o dell’energia elettrica che vogliono cambiare un contratto e concedere un bonus governativo per pagare meno. Uomini ben vestiti che si fermano per strada spacciandosi per amici dei figli e chiedono il saldo di un debito contratto da questi per l’acquisto di un computer o altro. L’insidia e la truffa si nasconde sotto una faccia gentile e modi garbati e l’anziano di turno ci casca: apre la porta allo sconosciuto anche sapendo che non deve farlo e lo fa entrare, salvo poi scoprire che i gioielli e i soldi hanno preso il volo. Oppure prestano ascolto all’elegantone in strada perché conosce il nome del proprio figlio e lo fanno parlare al telefono con lui, salvo scoprire dopo aver dato i soldi al bellimbusto che la voce era quella di un complice. «Non ci cascate, non aprite la porta e non date retta agli sconosciuti» ammonisce il dirigente della Mobile, Raffaele Iasi, nei suoi incontri nei centri sociali, portando avanti il progetto Anchise in collaborazione con il comune di Campobasso. Ieri è toccato a l’Incontro di via Mazzini. Sembrano incredibili ingenuità da parte di chi, da genitore, ha sempre ammonito i propri bambini che non si apre la porta e non si parla con gli sconosciuti, cadere nelle trappole che gente senza scrupoli- gente del posto, ha specificato Iasi, non per forza extracomunitari- mette in atto quotidianamente. Per fare informazione è nato il progetto Anchise, per rendere consapevoli gli anziani, che pure ormai sanno che tali truffe esistono ma ancora ci cascano, che la propria casa è un luogo inviolabile e nessuno ha il diritto ad entrare senza il nostro consenso, neppure la polizia e i carabinieri. E non basta un tesserino, bisogna diffidare di chiunque viene a casa nostra, chiunque ci ferma per strada, anche se conosce tutti i nomi dei nostri familiari. Al minimo dubbio, avverte il dirigente della Mobile, meglio chiamare il 112 o il 113. MartMa



