
‘’Con la nuova programmazione occorre cambiare verso, rimediare agli errori del passato, potenziando l’ospedale di Termoli, elemento di “frontiera” indispensabile per ridurre il flusso dei molisani verso le strutture di altre regioni e favorendo invece la mobilità attiva’’.
Secondo il Comitato San Timoteo ‘’questa operazione riveste una priorità assoluta, poiché l’Abruzzo prevede imminenti nuovi investimenti per i reparti esistenti come Ginecologia e Urologia, oltre alla costruzione del nuovo ospedale di Vasto’’.
Risultato prevedibile – ha osservato l’associazione guidata da Nicola Felice: ‘’quello di un San Timoteo letteralmente “fagocitato”, riducendosi, in pratica, a punto di primo soccorso per chi dovrà rivolgersi in altre strutture sanitarie. In tal caso – ha avvertito il Comitato – tutti da oggi sono consapevoli che oltre centomila residenti del basso Molise, solo sulla “carta” resteranno accreditati all’area centrale della sanità regionale, ma in pratica – ha spiegato l’associazione – un terzo del Molise andrà a sostenere, con il crescere della mobilità passiva verso l’Abruzzo, le spese sanitarie del nuovo ospedale di Vasto di cui si parla’’.
Bene gli accordi per le aree di confine ma – ha evidenziato il Comitato – non bisogna applicare la tecnica del “carciofo”, ovvero un accordo per singola area, ma è opportuno individuare tutte le criticità presenti e prospettare in un unico accordo le soluzioni ottimali per risolverle nella loro interezza.
Da qui un nuovo, accorato invito del Comitato San Timoteo ‘’all’unità di intenti e al massimo impegno da parte di tutti per evitare un destino che si chiama fallimento’’.


