La Regione Molise, meglio il presidente Frattura, ha sottoscritto, senza colpo ferire, senza presentare obiezioni, la riforma del sistema sanitario, elaborata dal ministro Balduzzi. Era il 5 agosto 2014 e la firma è stata apposta nel corso della Conferenza Stato-Regioni. Il Molise non ha battuto ciglio, mentre la Basilicata, al contrario, ha chiesto ed ottenuto una deroga a quanto prevede l’ormai famigerato decreto.
Da allora le procedure sono andate avanti, al punto che sta per essere firmata, se non è stata già firmata, l’attuazione del regolamento che rende effettive le decisioni contenute nel provvedimento di riorganizzazione del sistema sanitario.
Le conseguenze del decreto Balduzzi le ha illustrare, senza tanti giri di parole, l’ex governatore Michele Iorio che, insieme ai consiglieri regionali di centrodestra, chiederà la convocazione di una seduta monotematica urgente del Consiglio regionale per assumere una posizione forte sul tema. Un tema che per una regione piccola come il Molise è di vitale importanza.
Il nodo centrale di questa riforma è rappresentato dai nuovi parametri introdotti nel decreto per la classificazione delle strutture ospedaliere e che penalizzano fortemente il Molise. Parametri di natura demografica. E sui numeri, si sa, la nostra regione è perdente in partenza.
Perché, proprio in base al numero degli abitanti, vengono classificati i presidi ospedalieri.
Quelli di Termoli ed Isernia rientrano nella fascia dei presidi ospedalieri di base, con un bacino di utenza compreso tra gli 80mila ed i 150 mila abitanti.
Conserverebbero le specialità di Medicina, Chirurgia generale ed Ortopedia. Tutto il resto verrebbe cancellato, compresa Ostetricia e Ginecologia. Il che vuole dire che le donne della zona di Isernia o del basso Molise andrebbero a partorire nel Lazio o nella vicina Abruzzo.
Ma questo è solo uno dei tanti dati che potrebbe essere portato come esempio per chiarire la situazione.
L’ospedale Cardarelli di Campobasso, che diventerebbe presidio ospedaliero di primo livello, con un bacino di utenza compreso tra i 150mila ed i 300 mila abitanti, conserverebbe quasi tutte le specialità di cui oggi dispone.
Ma dal Molise scomparirebbero Neurochirurgia e Chirurgia vascolare.
Per la cura delle patologie complesse come quelle cardiovascolari o i traumi, sono previste forme di collaborazione con i centri di secondo livello, che insistono su zone che hanno bacino di utenza tra i 600mila ed un milione e 200mila abitanti.
Insomma, sottoscrivendo l’intesa, la Regione Molise ha firmato la sua condanna a morte. «E’ quello che Frattura ha sottoscritto – ha commentato, ironico, il senatore di Area Popolare, Ulisse Di Giacomo – Vale anche qui la favola che ha firmato senza leggere?».
Ironia a parte, la situazione che viene fuori dalla nuovo riorganizzazione sanitaria è drammatica.
Il sistema, in Molise, sarà smantellato. E per i cittadini sarà sempre più difficile curarsi.
Il diritto alla salute, costituzionalmente garantito, nella nostra regione sarà cancellato.



