Centinaia di lavoratori in Molise attendono di conoscere il proprio destino, sospesi sul baratro di mobilità, cassa integrazione, minacce di licenziamento, riconversioni e trasferimenti, assorbimenti. Vertenze, tante vertenze, aperte e lasciate a metà, come la vita di chi attende una risposta. Dopo tante riunioni, tavoli, incontri, conferenze, proclami, i molisani assistono impotenti e arrabbiati ad una politica che dorme. Ad aggiungersi alla lista dei sospesi sul baratro anche i dipendenti delle banche, la Popolare di Rimini e quella dell’Etruria. Entrambe prevedono chiusure e trasferimenti altrove, ha segnalato Luigi Sansone della Cgil banche. Altri lavoratori che non sanno che fine faranno. Un silenzio tombale del governo regionale, così l’hanno definito Cgil e Uiltucs che insieme hanno indetto una conferenza stampa in via Mosca a Campobasso.
“Chiederemo con forza alla politica- ha chiarito il segretario Cgil Franco Spina- con presidi davanti al consiglio regionale già dalla prossima seduta, ma saremo anche davanti alla Giunta e agli assessorati, che si occupi esclusivamente di lavoro. Non c’è futuro senza lavoro. Chiederemo conto delle vertenze che possono essere chiuse ma vogliamo anche la calendarizzazione delle altre. Siamo al paradosso- ha proseguito Spina-, pensiamo ad Esattorie, o alla biblioteca Albino. Vogliamo sapere perché ancora i problemi di questi lavoratori sono senza soluzione, visto che era stato trovato il modo di salvarli”. Manca la concertazione con l’assessorato regionale al lavoro, hanno denunciato i sindacati e intanto la rabbia dei cittadini cresce. E non è escluso che tale disperazione accenda la miccia di una protesta pubblica senza precedenti. “La gente non ne può più- ha incalzato Pasquale Guarracino- Non si può più andare avanti con questa politica che ti dice che sta lavorando per cercare soluzioni e nel frattempo ti arrivano a casa le lettere di licenziamento. E’ ovvio che questi problemi creano tensione sociale e che questa aumenti col tempo. Mi rivolgo soprattutto all’assessore Petraroia, faccio mio il suo appello alla concertazione, al lavoro di squadra, e gli faccio una domanda: vorrei sapere cosa intende, visto che non ci convoca neppure. Noi diciamo basta- ha concluso Guarracino- ci vuole serietà, concretezza. Delle chiacchiere ci siamo stufati”.



